cristoreminiDa Avvenire. Forse la rappresentazione più banale della società italiana non la danno le tanto vituperate veline. Né le loro epigoni, letterine o altro. Dovremmo aggiungere all'elenco anche loro, le tanto reclamizzate Garzantine. Tra i malloppi che agli edicolanti sono stati affibbiati per divulgare saggezza a puntate, trovate infatti in questi giorni la serie della famosa enciclopedia in versione nuova e controfirmata dal Corriere della Sera.

La colpa delle Garzantine, rispetto alle loro colleghe in diminutivo Veline e c., è però più grave, e sconcia. Mentre le ragazze sulle passerelle di antichi e nuovi varietà si prefiggono di intrattenere un poco il pubblico, loro, invece, come recita la grande campagna promozionale, servirebbero a debellare l'ignoranza. Ma, almeno in questo caso, debellano il buon senso. Infatti alla voce "crocifisso" trovate scritto: «Oggetto simbolo della religione cristiana. La sua ostensione in luoghi pubblici suscita discussioni circa la compatibilità con la laicità dello stato». Queste tre righe, e stop. Non so se per tale "perla" la coordinatrice generale E. Dossi ha consultato i tre redattori, G. Maugeri, E. Mazzoni, e A. Mola, i quali si siano affidati ai collaboratori per la parte di storia della religione, P. Stefani, e forse per la parte del diritto, G. Ajani.
Ma se contro le Veline, letterine etc è normale che insorgano mugugni specie da parte di fidanzate, spose e filarine che si vedono un poco defraudate d'attenzione e stima in favore delle scosciate starlette, qui a lamentarsi (o piuttosto a ridacchiare) sorgono intere generazioni di artisti, da Giotto a Bacon, che sul crocefisso hanno dato prova di sé; sfilze di santi da Francesco a Madre Teresa, che lo hanno abbracciato. Soprattutto sorgono schiere di sofferenti senza nome, che quell'"oggetto" hanno guardato nella pena o hanno posato sulle mani dei loro cari. E con loro dovrebbe - se avesse ancora un poco di dignità - una intera società culturale italiana.
Cosa è questa volontà di perf ida riduzione, di banalizzazione a tutti i costi, persino al costo di riuscire ridicoli, grossolani? Come può pensare un qualsiasi autentico uomo di cultura che sia lecito presentare il crocefisso, figura e segno protagonista nell'arte e nella devozione secolare di popoli di tutto il mondo, come un "oggetto" su cui riferire solo il breve scampolo di recenti polemiche? Non è nemmeno cattivo giornalismo, ma malizia da quattro soldi. Non si invochi la limitatezza di spazio. Un paio di righe in più del crocefisso, e più curate ed esatte, hanno meritato i Chemical Brothers, famoso duo big beat. Questa attitudine un poco viscida a nascondere il veleno di un'avversione nel distacco da spirito enciclopedico rovina la cultura. Le Veline sono più oneste, perseguono la loro provocazione con un più diretto e svelato (è il caso di dirlo) candore. Le Garzantine no, in questo piccolo ma significativo caso (ce ne sono altri? al lavoro, voyeurs di enciclopedie!). Merita più rispetto il bestemmiatore da osteria, che al crocefisso butta in faccia il suo livore, la disperata lontananza o prossimità alla invocazione, che l'occhialuto compilatore che nasconde il proprio astio dietro i comodi ripari della finta erudizione e del servizio al popolo.
La strategia l'aveva già sperimentata Voltaire, da Baudelaire chiamato ironicamente filosofo da portinai: mettere Dio nella sua Enciclopedia, ridotto a cosa tra le altre. Ma, oggi come allora, la realtà sfugge agli enciclopedisti e al loro sogno di guidarci nella sistemazione delle cose. È segno di una strana ironia che anche stavolta il crocefisso, già detto da Paolo di Tarso scandalo per i sapienti, sia il punto in cui l'ennesimo propagandato oggetto di sapienza mostra la propria debolezza, e una poco attraente ignuda ipocrisia.