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popolo della famiglia logodi Mario Adinolfi

Luigi Amicone ha inviato ieri a tutti i suoi contatti Whatsapp un calembour giocato sui termini amico-amicone per pubblicizzare la sua candidatura in Forza Italia alla Camera nel listino capitanato dalla Bernini. Tra i contatti ci sono anch’io, gli ho risposto spiegando perché non l’avrei votato (le ambiguità di Berlusconi, la Bernini che ha votato a favore del divorzio breve e si è assentata sulle Dat ecc.) e perché voto Popolo della Famiglia.

A sua volta Amicone mi ha risposto ribadendo le sue ragioni e ci siamo salutati con un in bocca al lupo reciproco. Siamo in campagna elettorale, le differenti opinioni sono legittime ed è giusto che Amicone usi i suoi contatti whatsapp per far circolare un messaggio di propaganda in positivo a sostegno della propria candidatura. Gli si risponde con civiltà e amicizia, ricordandoci tutti che dopo il 4 marzo esiste il 5 marzo.

Maurizio Lupi e Noi con l’Italia, la quarta gamba, stanno provando a compiere analoga impresa: convincere i cattolici il 4 marzo a votare per loro nonostante il mastodontico cedimento sui temi etici. Lupi ha prodotto una giustificazione sotto forma di manifestino elettorale (“eravamo 40 contro 500, non potevamo fare altro”) che io contesto politicamente (potevano far saltare il governo e non avremmo avuto la legge Cirinnà, potevano minacciare di andare all’esercizio provvisorio e non avremmo avuto le Dat), ma è campagna elettorale. Capisco il loro tentativo. Lo trovo legittimo. Sbagliato, ma legittimo.

Quello che apre la strada ad un clima avvelenato, che in queste due settimane va evitato perché dopo il 4 marzo c’è il 5 marzo, è l’ossessiva campagna “contro” di alcuni. Contro il Popolo della Famiglia, con un livello di odio che farà sfociare queste due settimane in un Vietnam che noi vogliamo a tutti i costi evitare. Abbiamo già risposto ai documenti anonimi di ogni foggia scritti solo per scoraggiare il voto al Pdf e fatti circolare via whatsapp. Abbiamo già spiegato al campaign director di Citizen Go che non può scrivere una email di cinquanta righe per dire di non votare Pdf ad una capolista del Pdf che piuttosto ingenuamente cerca peraltro una sinergia Citizen Go-Pdf (per poi in questi giorni cercare i candidati del Pdf per andare a fare la claque al pullman con cui si cercano di raccattare “eroi” a cui spillare 35 euro al mese di donazione). Abbiamo offerto la mano tesa e un metodo: non attaccheremo come Pdf mai per primi, risponderemo se l’attacco sarà eccessivamente insultante.

A questo punto la proposta di metodo la rivolgo direttamente a Massimo Gandolfini. Caro Massimo, ho letto la tua intervista su un’edizione locale del Resto del Carlino. Utilizzi metà del poco spazio che ti viene riservato per invitare a non votare Popolo della Famiglia. Il figlio della tua segretaria personale, Elia Buizza, scrive ai nostri con il tono più sprezzante immaginabile: “Io prego il Signore che il 4 marzo prendiate una batosta di quelle che tornate dal padrone Mario con la coda tra le gambe” e altre piacevolezze che per proteggere le sue personali fragilità non ti cito. Un tuo amico che conosci bene fa messaggi da tre minuti con l’inconfondibile accento bresciano da far circolare su whatsapp solo per “non far votare Popolo della Famiglia”, anche qui condendo il tutto con insulti personali al sottoscritto e chiudendo l’audiomessaggio con l’appello a votare Lega perché così “vuole Gandolfini” per far eleggere il suo “collaboratore” Simone Pillon (vd filmato in basso)

Caro Massimo, la mia proposta è di metodo. Come fa Amicone, come fa Lupi, come fanno tutte le persone serie in campagna elettorale spiega perché bisogna votare Lega il 4 marzo. Va bene pure omettere che avete accettato un posto da quarto in lista in una lista capeggiata da Giulia Bongiorno, nemica esplicita del Family Day e fruitrice delll’eterologa per un figlio a cui è negato il diritto ad avere un papà. Ormai ho capito che per ragioni di livore personale non darai indicazione di voto per tre membri del Dnf che con te hanno organizzato i due Family Day oggi candidati nel Popolo della Famiglia, ma per il solo posto che sei riuscito ad ottenere, da ineleggibile, nella lista il cui leader è esplicitamente ostile al Papa e annuncia come primo provvedimento da approvare la statalizzazione della prostituzione con relativa partita Iva, secondo le indicazioni del trans turco Efe Bal. Va bene, scelta legittima. Il tuo amico bresciano nell’audiomessaggio dice che per far contento te e Pillon bisogna votare Lega e allora fate campagna elettorale per la Lega. Nessuno di noi protesterà. Siamo adulti e ormai disincantati. Amareggiati, forse. Ma conosciamo le miserie umane.

Facciamo, caro Massimo, una leale campagna elettorale su posizioni distinte. Ma facciamo cessare immediatamente ogni campagna “contro”: sia nelle interviste che nel territorio informale delle email e della campagna whatsapp o social. Prendiamo l’igienica abitudine di parlare a favore della opzione prescelta, non contro quella prossima. Io personalmente sarei lieto se Simone fosse eletto, non ho ragioni per preferirgli altri. Immagino che tu, Massimo, non ti auguri la nostra elezione, preferiresti chiunque altro. Ma ora è il tempo di non darlo a vedere. Non attaccheremo mai per primi, ma risponderemo alle provocazioni e espliciteremo le azioni dei vigliacchi: renderemo pubblici messaggi privati, documenti anonimi, audio whatsapp e ogni materiale costruito esplicitamente contro il Popolo della Famiglia, perché questa ossessione deve finire. Ora si faccia ognuno campagna per le proprie buone ragioni, se ne esistono. Rifugiarsi nella denigrazione di chi ti fu amico è, peraltro, segno di estrema debolezza.

Questa è la mia proposta di metodo per arrivare al 4 marzo ricordandosi che c’è il 5 marzo. Un futuro, cioè, in cui sarà bello trovare le forme per tornare a lavorare insieme.