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di Mario Adinolfi

Giovanni Bianconi scrive una paginata di Corriere della Sera mostrandosi bene informato sulle “quattro condizioni” con le quali la Consulta depenalizzerà domani il suicidio assistito per salvare dal carcere Marco Cappato: “Patologia irreversibile causa di sofferenze fisiche o psicologiche assolutamente intollerabili per una persona in grado di sopravvivere solo attraverso strumenti di sostegno vitale ma comunque capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Ed oplà, eccoci in Svizzera. Dove Exit, Dignitas, LifeCircle e Eternal Spirit si spartiscono la torta della somministrazione di pentobarbital che vale decine di milioni di euro ogni anno.

 

Sono associazioni senza fini di lucro e perché allora chiedono 15mila euro per darti qualche grammo di pentobarbital in una stanzetta, costo 10 euro? Perché il resto se lo spartiscono tutto in “onorari” e “spese”. Siamo entrati in possesso del tariffario di una di queste organizzazioni: 10mila euro per il “trattamento” (3.000 di anticipo, 7.000 in Svizzera) 600 euro a persona al giorno per la permanenza in hotel, da 300 a 400 euro per i pasti. Poi in un appartamento orrendo che pure Bianconi chiama “clinica” perché in realtà non sa di che parla, entri vivo e esci in un sacco di juta per essere rapidamente cremato, magari dopo aver firmato un lascito testamentario a favore dell’associazione che ti ammazza. Dignitas non trattava gli stranieri ma ammazzava solo i residenti in Svizzera, allora è nata Exit che si è presa il mercato degli stranieri più Svizzera tedesca e Canton Ticino, poi la dottoressa Erika Preisig ha scazzato con il fondatore di Dignitas Ludwig Morelli e si è messa in proprio con LifeCircle ammazzando personalmente più di 500 persone. Ne deve fare di strada perché Exit dal 2017 ha superato il migliaio di suicidi assistiti all’anno e cresce sempre, ma la Preisig opera nella regione di Berna considerata la più “difficile” perché qualcuno ogni tanto protesta: l’hanno mandata a processo nove volte, sempre assolta, ogni tanto qualche multa per ragioni minori. Ma in Svizzera si possono ammazzare migliaia di persone a pagamento ogni anno con il beneplacito della legge, in una condizione di sostanziale depenalizzazione.

Quando hanno provato a mandare in galera la Preisig o Morelli con l’accusa di omicidio non ci sono mai riusciti, sempre assolti. Questo accade solo in Svizzera, è l’unico ordinamento al mondo ad accettare questo schifo, un giro di decine di milioni di euro l’anno sulla pelle dei più sofferenti: l’1.5% dei decessi svizzeri accade così. In Olanda l’eutanasia di Stato, altra cosa dal suicidio a pagamento svizzero, è giunta ormai al 4.8% sul totale delle morti e la curva cresce ogni anno. La morte naturale non provocata dal pentobarbital (la sostanza che negli USA viene usata per le sentenze capitali, ma contro la pena di morte tutti si indignano) diventerà progressivamente il privilegio di una minoranza, perché con l’innalzarsi dell’età media i sistemi sanitario e previdenziale non possono sostenerne i costi e quindi serve una procedura che li contenga. E sarà la mattanza dei più stanchi, addolorati, affaticati, depressi. Bianconi, che pure è un signor giornalista d’inchiesta, a tutte queste conseguenze della sentenza della Corte Costituzionale non ha fatto assolutamente cenno. Di fatto però se dopo la sentenza della Consulta quelle associazioni svizzere che ho citato avvieranno la loro operatività anche in Italia, nessuno potrà fermarle e Marco Cappato avrà avuto ragione, avrà trasformato l’ordinamento giuridico italiano in cui la vita umana è un bene indisponibile in una depenalizzazione barbara che vede nella Svizzera un modello da imitare.

Saremo i soli al mondo a farlo e non ci stiamo chiedendo neanche il perché.