Da Il Mondo che vogliamo. Infine ci siamo, era inevitabile, questo governo doveva pur far qualcosa di “sinistra” per tacitare il suo elettorato dopo le bordate di “destra” del si alla base USA di Vicenza e la decisione sull’impegno in Afghanistan.

L’elefantiaca Unione delle sinistre ha partorito il topolino dei Dico, cioè la proposta di legge per il riconoscimento dei diritti delle convivenze. Il classico italico compromesso del piede in due staffe, inevitabile prodotto di una coalizione di governo così eterogenea.

Protesta l’estrema sinistra che pretendeva una vera e propria parificazione tra convivenza e matrimonio e protesta il centro-destra in difesa della famiglia tradizionale. Questi Dico non piacciono a nessuno, a maggior ragione non potevano andare bene alla Chiesa Cattolica. Eppure appena il Papa ha esternato il suo negativo giudizio circa l’opportunità di simili interventi legislativi, si sono subito levati i soliti cori di protesta. Come si permette la Chiesa di ficcare il naso nelle faccende private di un paese sovrano? Come c’era da aspettarsi personaggi come la Bonino, Capezzone, Bindi, Guadagno (sarebbe Luxuria, sic!) si sono strappate le vesti gridando allo scandalo! Ma tutta questa gente starnazza per puro calcolo politico, hanno un ruolo e lo devono interpretare. Non è, infatti, ragionevolmente credibile che il diritto/dovere della Chiesa di essere guida  e discernimento per tutti i cristiani, debba ritenersi una indebita ingerenza. Vorrei, invece, soffermarmi su un’altra critica molto diffusa che viene rivolta alla Chiesa e, direi, a tutti i cristiani. Qualche giorno fa mi è capitato di ascoltare alla radio, in una trasmissione di un’emittente locale, un violento, acido e rancoroso intervento di un certo Mario Tozzi. Costui sarebbe il pittoresco geologo che, in un programma alla Rai, terrorizza i telespettatori immaginando catastrofiche eruzioni vulcaniche e devastanti neoglaciazioni. A proposito della posizione della Chiesa riguardo ai Dico, questo Tozzi, nella sua velenosa reprimenda accusa «gli ipocriti gerarchi della Chiesa» (parole sue!) di voler imporre la loro visione a tutta la società. Se i cristiani vogliono sposarsi che lo facciano pure, ma perché imporlo a chi non vuole? Questa accusa di prevaricazione ed intolleranza ritorna puntuale ogni volta che la voce cristiana mette all’indice la voglia di relativismo di questo paese che sembra voler abbandonare ogni valore sociale. Il punto, infatti, è proprio questo. Quello che non si vuole capire è che la Chiesa non impone una visione religiosa, ma cerca di tutelare i preziosi valori sociali messi in pericolo. Per questo l’appello è rivolto a tutti e non solo ai cristiani.  A proposito dei Dico la Chiesa non oppone la sua visione religiosa basata sull’insegnamento di Gesù che ogni unione nasce e si fonda sull’amore reciproco senza compromessi prolungandosi nel suo frutto più bello, cioè i figli. Ella si limita ad invitare la società a non demolire la famiglia fondata sulle solide basi del matrimonio dove è garantito un minimo di responsabilità verso i figli e la società. Esistono molti altri strumenti per la tutela degli interessi economici dei conviventi, non serve certo una legge per questo. In realtà i Dico rappresentano la folle legittimazione della solita scelta di comodo della convivenza laddove non ci si vuole impegnare a fondo in un rapporto. Nessun impegno, alla prima difficoltà ci si lascia, nessuna lungaggine di tribunali ed avvocati. E i figli? Come al solito sono sempre i più deboli che pagano. Tutto ciò, alla lunga, si tradurrà in un danno economico e sociale per il paese.  Questa proposta di legge intende legittimare, prima volta in Italia, anche le convivenze omosessuali, ma anche qui la posizione della Chiesa è nota da tempo. Per tutti i cristiani l’uomo creato da Dio, sua immagine e somiglianza, è maschio e femmina: “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creo, maschio e femmina li creò” (Genesi 1, 27). L’unione di un uomo e di una donna rappresenta, quindi, l’umanità creata da Dio che è partecipe della Sua creazione generando il frutto di questo amore, cioè i figli. Lungi dal voler imporre tali sublimità (le classiche perle ai porci), la Chiesa richiama l’attenzione sulla pericolosità di considerare come un fatto normale l’omosessualità. Questo non significa operare una discriminazione        verso gli omosessuali, persone degne di ogni rispetto (solita accusa di chi non ha altri argomenti), ma ribadire che tali riconoscimenti possono aprire la strada ad una totale parificazione della coppia omosessuale con quella eterosessuale (pari accesso ai benefici per le famiglie, possibilità di adozione, ecc…). Non solo, legittimare un unione omosessuale può essere il primo passo verso la perdita di fondamentali punti di riferimento imposti, si badi bene, non dalla Chiesa, ma dalla natura umana. Come potrà essere considerata immorale, in futuro, pratiche come la poligamia o, perfino, la pedofilia? Ultimamente la ministra Bindi ha fatto sfoggio della sua abissale ignoranza con la seguente dichiarazione a proposito dei commenti della Chiesa ai Dico: «Amo una Chiesa che si occupi di Dio». Cara ministra, il principale compito della Chiesa, se non lo sa, non è quello di occuparsi di Dio, ma degli uomini, nella loro totalità di corpo e anima. Ogni valore morale ed etico si estrinseca nei comportamenti. Dice Gesù: «…vide Simone ed Andrea, suo fratello… e gli disse: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”» (Marco 1, 17).