no_dicoDa E' Famiglia. Anche il mondo delle associazioni, dei movimenti, delle aggregazioni laicali, delle nuove realtà ecclesiali scende in campo a favore della famiglia fondata sul matrimonio. E lo fa con lo stile generoso e spontaneo che caratterizza da sempre il variegato e poliedrico universo del laicato cristiano. Profondamente consapevole del ruolo centrale giocato dalla famiglia nella società. Così oggi abbiamo pensato di stanziare due pagine intere alla voce della base cattolica. Agli interventi di tutte quelle realtà impegnate quotidianamente nella normalità delle case, delle scuole, dei posti di lavoro, delle comunità, delle vie e delle piazze. Essi non esauriscono certo il panorama associativo del mondo cattolico. Ma chi non ha trovato spazio oggi non deve preoccuparsi. Nei prossimi giorni continueremo a dare voce a coloro che intendono ribadire il loro "sì" alla famiglia. 
 AZIONE CATTOLICA
Un disegno di legge preoccupante
«Per noi il disegno di legge sui "Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi" - osserva il presidente di Azione Cattolica, Luigi Alici - non è un provvedimento prioritario. È tempo, piuttosto, che si proceda in alternativa agli interventi legislativi di cui hanno realmente bisogno le famiglie italiane, ovvero politiche sociali, fiscali, del lavoro e della previdenza mirate alla loro promozione e tutela, messa pericolosamente in discussione dalle dinamiche che governano la nostra società. Pur riconoscendo l’impegno di chi ha operato per migliorare proposte precedenti, il testo inviato alle Camere suscita gravi preoccupazioni per le conseguenze che potrebbero prodursi sulla vita sociale, culturale e civile del Paese. Le quali, oltre ad indebolire l’istituto del matrimonio, espongono le giovani generazioni al pericolo di un’ambigua equiparazione tra forme di relazioni affettive radicalmente diverse. Questo ci spinge a una testimonianza sempre più coerente della vita familiare nella sua "unicità irripetibile"».

OFS
Si tuteli il lavoro civico
«Non si tratta di fare crociate ma ribadire un fermo sì alla famiglia». È secco il commento di Argia Passoni, presidente dell’Ordine francescano secolare. Una realtà e una voce che rappresenta circa 120 mila persone, il laicato francescano in Italia. «Con questo disegno di legge – osserva la Passoni – si indebolisce il ruolo pubblico della famiglia». La preoccupazione di Argia Passoni è «la relativizzazione del senso di responsabilità» che questa legge potrebbe istillare nelle generazioni future. «Così non si educano i giovani e penso soprattutto alle giovani coppie – afferma la presidente dell’Ofs – a scelte definitive adulte verso il matrimonio, a diventare grandi, a prendere impegni verso se stessi e la società». Il fermo «no alle unioni» può rappresentare una sfida proprio per affermare il valore della famiglia. «Come laici francescani, nell’ambito di questo dibattito – osserva infine – ci sentiamo di ribadire che ancora oggi la famiglia è la prima scuola di accoglienza la prima palestra di vita per imparare ad essere buoni cittadini, i nostri figli».

SALESIANI
Unioni assimilate alla famiglia
«Ci sembra di poter affermare che questo Ddl non aveva necessità di essere scritto». È il severo giudizio di don Enrico Peretti, delegato per la Famiglia Salesiana (Cooperatori salesiani, 25mila iscritti, e Federazione italiana ex allievi di Don Bosco, 14.800 aderenti). «Tutte le legittime richieste – annota il sacerdote salesiano – cui tenta di dare risposta (assistenza, sostegno, responsabilità reciproca) potevano trovare soddisfazione in altri ambiti legislativi già definiti, e altre risolte sul piano della comune legislazione dei diritti delle persone». «Tentare di definire le convivenze vuol dire in qualche modo assimilarle a un nuovo modo di essere famiglia – è la riflessione finale –, dando alle convivenze uno status che invece dovrebbe rimanere proprio solo della famiglia fondata sulla reciproca responsabilità nei confronti della comunità civile. Ci sembra che questo documento sia una risposta tattica a quella parte di maggioranza che fa la propria bandiera dei diritti individuali e non dei diritti della persona, che in quanto tale è parte di una comunità».

CSI
No al precariato affettivo 
«Sembra che il problema della famiglia italiana sia ristretto alla legalizzazione delle convivenze o al cambio di cognome dei figli – lamenta Edio Costantini, presidente Csi –. È triste vedere come nel dibattito politico non trovino più spazio il tema della crisi della famiglia e l’allarme educativo: oggi i genitori fanno più fatica ad educare, c’è una generazione di giovanissimi che non riesce a diventare adulta. E, davanti a questi problemi, la risposta del governo è solo quella di dare cittadinanza a forme alternative e più deboli di convivenza. Si indica una scorciatoia. Che dal punto di vista educativo corrisponde a premiare una forma minore di responsabilità anche verso i figli: si preferisce incentivare, con il provvedimento sui cosiddetti “Dico”, il precariato affettivo. Per questo diciamo no alla legge. Si mette per iscritto la resa educativa, la rinuncia a scommettere sulla famiglia, si cerca di scardinarla per far scordare il suo ruolo sociale che mantiene coesa l’Italia attraverso la trasmissione dei valori tra le generazioni».

COMUNIONE E LIBERAZIONE
In sintonia con il magistero
Comunione e liberazione ribadisce la sua profonda adesione a quanto più volte indicato dal magistero della Chiesa su matrimonio e famiglia. In particolare ritiene quanto mai opportune le recenti indicazioni sull’argomento proposte da Papa Benedetto XVI e dal cardinale Camillo Ruini. Di particolare efficacia, a questo proposito, sono le parole rivolte dal Pontefice il 12 febbraio al congresso della Pontificia Università Lateranense: «…si cerca di trasformare in diritti interessi privati o desideri che stridono con i doveri derivanti dalla responsabilità sociale. In questa situazione è opportuno ricordare che ogni ordinamento giuridico trae ultimamente la sua legittimità dal radicamento nel messaggio etico iscritto nello stesso essere umano. La legge iscritta nella nostra natura è la vera garanzia... per poter vivere libero e rispettato nella propria dignità. Quanto fin qui detto ha applicazioni molto concrete se si fa riferimento alla famiglia, cioè a quell’"intima comunità di vita e d’amore coniugale... strutturata con leggi proprie"».

ACLI
Meglio introdurre il quoziente familiare
«La fretta con cui è stata chiesta e pretesa questa legge è parsa – osserva il presidente delle Acli, Andrea Olivero – una forzatura ideologica. Nessuno ha saputo spiegare perché questa legge andava fatta entro febbraio. Tanto più che non ci sembrava necessaria. La maggioranza dei diritti richiesti era esigibile sul piano del diritto privato. Apprezziamo lo sforzo compiuto rispetto alle prime bozze circolate sui giornali, ma se la famiglia è al centro dell’azione dell’esecutivo restano altre le priorità. Non sappiamo che fine farà questo provvedimento. Tuttavia se il disegno di legge sulle convivenze andasse in votazione, chiediamo che ne venga presentato uno di evoluzione dei diritti giuridici famigliari. Perché anche la famiglia ha bisogno di nuovi e migliori sostegni che la promuovano. Ad esempio, l’introduzione del quoziente familiare. Siamo una società che non solo fatica a incentivare la costituzione di famiglie e a metterle nelle condizioni di poter avere figli, ma che non fa nulla per aiutarle a restare unite».

FAES
Modelli contro il diritto naturale
«Il nostro giudizio sui Dico è totalmente negativo perché va contro il diritto naturale, prima ancora che al magistero della Chiesa». È perentoria la riflessione del presidente del Faes (Centri scolastici di Orientamento), Giuseppe Rustioni sul Ddl sulle coppie di fatto, approvato all’unanimità dal governo Prodi. Il Faes, un’istituzione di ispirazione cattolica che ha come suo riferimento pedagogico gli insegnamenti del fondatore dell’Opus Dei, José Maria Escriva, dal 1974 si occupa di attività in campo pedagogico, soprattutto scuole e laboratori. «Credo che questa legge – osserva Rustioni – crei ancora più confusione nella legislazione vigente sulla famiglia». Per il 12 marzo il Faes ha organizzato un convegno proprio per parlare dei Dico. «Sarà un’ulteriore occasione – osserva – per mettere in luce come ci sia il rischio di scardinare la famiglia in senso tradizionale». Un Ddl dunque, agli occhi del Faes, che «va contro il diritto comune e contro ciò che stabilisce la nostra Costituzione. Perciò siamo contrari».

CVX
Investire sui genitori
«La famiglia aveva bisogno di tutto, ma certo non di questa legge». È severo il giudizio che arriva dalla Cvx (Comunità di vita cristiana) dal suo presidente nazionale Umberto Bovoni. Attualmente la Cvx rappresenta una realtà capillare di circa mille famiglie che trova il suo riferimento nella spiritualità ignaziana dei gesuiti. «Credo che sarebbe stato più utile investire – argomenta Bovoni – su leggi ad hoc ad esempio sulla maternità e sulla paternità, che puntare sulle coppie di fatto». Oggi, secondo Bovoni, la famiglia può rappresentare nel tessuto plurale del nostro Paese la vera cellula viva della società. «Come recentemente ha detto l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte – riflette Bovoni – la famiglia cattolica non è solo capace di dire dei no ma sa spendersi molto su tanti sì, taciuti il più della volte dai media di questo Paese».

CIF
Bastano le tutele del Codice Civile
A proposito delle unioni di fatto, il Centro italiano femminile (Cif) sottolinea che, sebbene l’ordinamento giuridico nazionale non si sia mai preoccupato di dare una definizione di convivenza, ciò non significa che non siano stati attribuiti, a livello di legislazione ordinaria e speciale, effetti giuridici alla convivenza comunque costituita, caratterizzata da una comunità di vita, da una stabilità temporale, dall’assenza di matrimonio. Sono convivenze anche le unioni fondate sulla solidarietà parentale, di affinità o amicali. In questi casi restano lasciate alla discrezionalità dei partner l’obbligo di assistenza e mantenimento reciproco, le questioni successorie, la regolamentazione delle elargizioni reciproche e degli acquisti in costanza di convivenza. Questioni che possono essere regolamentate con accordi reciproci fra le parti in ottemperanza al Codice civile. Questo dovrebbe essere l’unico comportamento logico da seguire – affermano le donne del Cif – per non rischiare di creare un istituto matrimoniale di seconda classe, o di screditare la funzione sociale della famiglia e il suo valore.

FAMIGLIE NUMEROSE
Tanti figli, poche garanzie
«Siamo molto delusi. Credo che il Paese abbia altre priorità che non le coppie di fatto». È la riflessione che arriva da Brescia dal presidente dell’associazione famiglie numerose, Mario Sberna nel commentare il Ddl sulle coppie di fatto. L’associazione famiglie numerose con i suoi 20mila iscritti rappresenta circa 2.700 famiglie (formati, in generale, da 2 genitori e almeno 4 figli). «Quello che ci impressiona di tutto questo – argomenta Sberna – è che già la legislazione vigente tutela di più le famiglie separate rispetto alle nostre. Basta vedere la differenza di elargizione degli assegni familiari tra una madre o un padre single con un figlio a carico e quanto viene assegnato a chi come noi si trova a gestire una famiglia numerosa». Nella scelta del governo Prodi, Sberna intravede un «dazio pagato» a frange minoritarie della coalizione. «Si tratta di un numero ridottissimo di persone – sottolinea – mentre il vero problema è sostenere la famiglia, architrave della società italiana».

AFI
Si punta alle unioni gay
«I “Dico”? Una via più facile e concorrenziale rispetto al matrimonio civile, dove ciò che conta sono solo i diritti, senza doveri o quasi». È il commento amaro del presidente dell’Afi (Associazione famiglie - Confederazione italiana) Roberto Bolzonaro. L’Afi è una realtà capillare nel Paese, dalle Alpi alla Sicilia, con 5mila iscritti e con uno scopo: la partecipazione delle famiglie in ambito sociale e politico. «Non c’era certo questa necessità – osserva Bolzonaro – rispetto ai problemi reali della famiglia». Bolzonaro intravede un’affinità stringente con i pacs francesi. «Anche lì si parla di solidarietà – continua – ma rimane solo una parola sulla carta, perché quello che emerge da questo Ddl è solo una relativizzazione del ruolo centrale che ha avuto la famiglia nella storia di questo Paese». Un disegno di legge, secondo il presidente dell’Afi, che rappresenta il riconoscimento «mascherato» delle unioni gay. «Credo che l’intento in realtà sia questo – chiosa –. Accontentare questa parte di elettorato di centrosinistra».

MCL
È stata pagata una cambiale politica
«Gli hanno cambiato nome da Pacs a Dico – precisa Carlo Costalli, presidente Mcl –, ma si tratta sempre di un surrogato della famiglia. Non si comprende l’urgenza di varare un testo del genere: crediamo che l’Italia abbia ben altre emergenze. E anche le famiglie vere, secondo Costituzione, abbiano ben altre necessità che invece passano in secondo e terzo piano. L’unica spiegazione a tanta fretta è che il governo ha dovuto pagare una pesante cambiale tutta politica. La famiglia è stata usata per tacitare e accontentare la sinistra radicale dopo le scelte in politica estera e sulla base di Vicenza. E lo si è fatto calpestando la Costituzione, offendendo i cattolici, e aprendo la strada a futuri provvedimenti per dare alle coppie omosessuali l’adozione dei bambini. Chi intende convivere dando vita a coppie etero e omosessuali è libero di farlo senza alcuna discriminazione. Ma questa scelta non può determinare realtà di tipo parafamiliare e non può giustificare l’attribuzione di diritti identici o assimilabili a quelli derivanti dall’unione matrimoniale».

MISERICORDIE
Si ledono i nostri valori
«Siamo contrari a questo provvedimento firmato dalle ministre Bindi e Pollastrini – osserva Gianfranco Gambelli, presidente delle “Misericordie” – non per motivi religiosi, ma per puro buon senso laico. Dal testo emergono infatti diverse contraddizioni con la realtà. In Italia oggi abbiamo bisogno di sostegno culturale ed economico alla famiglia autentica, quella fondata sul matrimonio, per far fronte alle emergenze educative e valoriali. Invece, il disegno di legge sui “Dico” è un tentativo di indebolirla creando un surrogato di nucleo famigliare, forme familiari di serie B solo per accontentare una esigua minoranza. Così facendo si ledono i valori cui siamo stati educati, si cerca di sfasciare tutto e non si capisce per quale motivo. Ribadiamo che la famiglia è una e insostituibile nella nostra storia e nella nostra tradizione. E quel governo e quella maggioranza che, per motivi politici e in nome di accordi elettorali, vuole scardinarla sappia che oggi ha l’obbligo di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Secondo noi è questo il momento di tenere la testa ben salda sulle spalle».

FAMIGLIE NUOVE
Il Parlamento rimedi
«Si assiste a iniziative politiche che possono indebolire ulteriormente la famiglia». È il commento di Alberto Friso, presidente dell’Associazione Famiglie nuove, oltre 300mila iscritti, emanazione del Movimento dei Focolari. «Le notizie che ci giungono dai Palazzi della politica – spiega Friso – ci interpellano sia come associazioni sia come singole famiglie. Scoperta la dimensione di soggetto sociale, la famiglia vuole essere presente e manifestare il suo dissenso. Si vogliono promuovere e sostenere situazioni che in molti casi sappiamo che si fondano sull’effimero e sul provvisorio». L’esortazione di Friso è al Parlamento, perché eviti una legge sbagliata. «Il Parlamento faccia scelte di ben altro segno rimodulando le poltiche, aprendo spazi di azione – prosegue Friso – fornendo sostegni a chi assume il compito di generare e far crescere, con la propria fedeltà, unità e fiducia nella vita, il “capitale umano” indispensabile al Paese sia per l’oggi che per il domani».

S. EGIDIO
Servirebbe un passo indietro
«Il Paese ha bisogno di unità. Non giova che da tempo l’agenda dell’opinione pubblica e adesso anche della politica sia dettata da priorità che non sono priorità». Dopo l’eutanasia, le unioni civii, commenta Mario Marazziti della Comunità di S. Egidio. «Nulla, adesso, faceva del disegno di legge sui "Dico" una priorità e oggi sarebbe sbagliato, per questo, farne la nuova frontiera della laicità. La famiglia è uno dei pochi punti di riferimento in un mondo che cambia in fretta e dove le agenzie educative segnano il passo. In Italia gran parte dei pesi sociali si scarica sulla famiglia, mentre l’aiuto pubblico alle famiglie è largamente insufficiente. C’è bisogno di più aiuto e non di indebolirla in nessun modo, anche indirettamente. Il Ddl sui "Dico" concede molto a una mentalità che esalta i diritti individuali e il messaggio culturale che trasmette non aiuta la nostra società né i giovani, già spaventati da scelte impegnative. Non sarebbe il caso di fare un passo indietro tutti quanti e di evitare di spaccare il Paese per garantire diritti che possono essere tutelati in altri modi?».

MPV
Un pasticcio ideologico
«Si trtta di un vero e proprio pasticcio ideologico». Non ha dubbi di questo il parlamentare europeo e presidente del Movimento per la vita Carlo Casini sui Dico. «Si tratta di una scelta ideologica – argomenta Casini – per garantire diritti soprattutto alle coppie gay». Un testo di legge che – osserva Casini – «va contro il dettato costituzionale, ma anche contro la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, che riconosce nella famiglia il primo nucleo fondante della società. Il documento dell’Onu fu accettato da tutti, dai laici ai cattolici fino ad arrivare ai buddhisti». Nella scelta dell’esecutivo Prodi Casini intravede una «scelta di natura ideologica». «Si pensa sempre che questo sia un ulteriore attacco verso i cattolici, la Chiesa e i suoi insegnamenti. – è la riflessione finale – Ma qui a venire sconfitta è soprattutto la società che vede indebolire il ruolo che è sempre stato della famiglia. Una sconfitta per tutti».

FAMIGLIE SEPARATE
Pericoli che aumentano
«Il problema più urgente oggi, è sostenere la famiglia tradizionale, non proporne una di secondo livello», dichiara Ernesto Emanuele, presidente dell’associazione "Famiglie separate cristiane". «E i rischi di questi "Dico" sono tanti. Come associazione di separati, abbiamo assistito a casi di sfruttamento da parte del coniuge più abbiente verso l’altro. Nelle separazioni è così: ci si batte per la casa, per il mantenimento dei figli, per motivi economici. Con i "Dico" il pericolo aumenta: si inizia a convivere, ci si lascia, dopo uno dei due riceve la dichiarazione di convivenza per ottenere i soldi. Quando invece ci sono già le norme del Codice civile che tutelano le coppie non sposate». Secondo Emanuele, va rafforzato, invece, il matrimonio, «attraverso corsi di preparazione anche per chi voglia sposarsi con il rito civile, non solo con quello religioso. Tra le altre cose, abbiamo proposto al sindaco di Milano di equiparare il genitore buttato fuori di casa allo sfrattato: secondo i dati della Caritas ambrosiana, i nuovi poveri oggi sono i padri separati e chi perde il lavoro a 50 anni».

RINNOVAMENTO
Se serve dobbiamo mobilitarci
«Non facciamo come in Spagna – auspica Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito – dove le famiglie sono scese in piazza per protesta dopo le leggi emanate da Zapatero. È stato un errore, ormai era tardi. Dobbiamo farci sentire in fretta, famiglie cristiane ma anche laici veri: coordiniamoci, dobbiamo mobilitarci ora che il tempo per la discussione nella società civile sembra finito. Scendiamo sulle strade – se serve – prima del dibattito parlamentare, brandendo l’unica arma che abbiamo, il Vangelo della famiglia. Questo provvedimento sui “Dico” altro non è che un attacco alla famiglia. Perché la famiglia fondata sul matrimonio è l’ambito privilegiato e unico di dialogo e di amore, di supporto sociale e di educazione ai valori, luogo degli affetti e di incontro tra generazioni. Per motivi ideologici si intende indebolirla, legalizzando forme parafamiliari, non importa quale nome abbiano. E per questo motivo la coscienza cristiana non può restare sorda e muta davanti a questo attacco».

NEOCATECUMENALI
Effetti devastanti per tutta la società
«Nel cuore di ogni uomo, Dio ha inscritto un desiderio di felicità, che si realizza nell’amore tra un uomo e una donna vissuto "per sempre". Questa aspirazione profondissima trova la sua attuazione unica nella famiglia fondata sul matrimonio – afferma Paolo Maria Floris, presidente del Forum delle Associazioni familiari del Lazio, e membro del Cammino Neocatecumenale –. Mettere in dubbio questo istituto, o proporre un modello alternativo di famiglia caratterizzato dalla precarietà delle relazioni, ha conseguenze catastrofiche per tutta la società, proprio perché dà pubblico riconoscimento al contrario di quell’amore "per sempre" in cui anche i giovani cercano la felicità. Il disegno di legge sui Dico oltre a contraddire una civiltà giuridica più che bimillenaria, e i principi del diritto naturale, comporta un’ulteriore penalizzazione della famiglia così come concepita dalla Costituzione, con effetti devastanti per tutta la società. Un ulteriore motivo per evitarne l’approvazione è che essa provocherebbe un grave disorientamento delle nuove generazioni».

AGESC
Sintomo di una società in crisi
I Dico? «Sono il primo sintomo che la società è in crisi: i giovani non sono educati a scelte definitive e la strada imboccata dal legislatore è quella della deresponsabilizzazione». È amara e negativa l’opinione sulla «via italiana alle coppie di fatto» di Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche). L’Agesc, sorta nel 1975, oggi conta 25mila iscritti e difende il primato della famiglia nell’educazione e nella scuola. «I timori per una legislazione che danneggia la famiglia – prosegue Maria Grazia Colombo – sono fondati. Si avvertono i sintomi di una società "malata", nella quale non si è più capaci di spendersi per scelte definitive negli affetti, in un "sì" maturo al matrimonio». Il timore a proposito dei Dico è che «rappresentino una scorciatoia legale» per riconoscere le coppie di fatto omossessuali. «Penso che sia ora di sostenere il ruolo dei genitori – rivela con una punta di amarezza – ed educare sempre di più i figli a riconoscere nella famiglia il loro primo terreno di affetti. Il rischio? La relativizzazione della famiglia».

AIBI
Il loro obiettivo è l'adozione per i gay
«Una legge scritta a favore di circoscritte minoranze che non guarda l’interesse generale della società e soprattutto non sostiene tutti i figli abbandonati o nati fuori dal matrimonio». È il severo giudizio di Marco Griffini, presidente dell’Aibi (Associazione amici dei bambini). Una realtà (1500 iscritti) costituita da famiglie adottive e nata per promuovere i diritti del minore. «Quello che impressiona di questo testo – è l’amara riflessione di Griffini – è che è nato per tutelare alla fine non più di 34mila coppie di fatto eterosessuali, la stessa cifra rappresentata in Italia dai bambini abbandonati in Italia. Credo che tutto questo debba far riflettere le istituzioni di questo Paese». Secondo Griffini, questo Ddl rappresenta nient’altro che l’apripista per l’adozione di minori da parte di coppie gay. «Purtroppo è così – è la sconsolata riflessione di Griffini –. Mi chiedo: che futuro daremo a questi bambini se si arriverà a tutto questo? Il ruolo parentale di genitore sarà così completamente relativizzato senza più distinzione tra i sessi».

CONSULTORI CATTOLICI
Discriminate le famiglie vere
«La Confederazione italiana dei consultori familiari di ispirazione cristiana – dice la vicepresidente Olimpia Tarzia – lancia un appello a tutte le famiglie che si sentono colpite nella loro dignità e funzione sociale da tentativi di equiparare giuridicamente la famiglia fondata sul matrimonio (come da Costituzione) ad altre forme di convivenza. Per aggregazione spontanea di centinaia di migliaia di famiglie, rappresentate da movimenti e associazioni laicali, si è già costituito il comitato per la famiglia (per aderire:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). L’obiettivo è testimoniare la propria contrarietà ai "Dico". Ci si sta inventando una legge che, con l’intenzione di evitare discriminazioni, discrimina le famiglie vere! A chi verranno sottratti i 4 milioni e 600mila euro per il 2008 e i 5 milioni per il 2009 previsti dalla norma finanziaria, se non alle famiglie sposate? All’Italia non serve una legge per le convivenze (meno del 4% delle coppie), bensì una vera politica per la famiglia, che affronta in solitudine difficoltà economiche, educative, sanitarie e sociali».