ICI... legge che ingiustamente penalizzava la famiglia, quindi contraria, oltre che alla proprietà, al principio di sussidiarietà della dottrina sociale della Chiesa (nonché del distributismo), e atta unicamente a fare cassa.(vd qui)
Da un punto di vista dei principi di solidarietà, di sussidiarietà e di bene comune rimane invece giusto il principio che un bene immobile di prima proprietà possa supportare spese comunali inerenti a servizi attigui - allacci, marciapiedi, strade, ecc - ma non, secondo gli stessi principi, veder tassato un bene di prima prorpietà e di prima necessità come la casa.
Nè il fatto che ciò sia un eccezione in Europa significa che l'Italia sia un'anomalia; anzi. Non cogliere la virtuosità etica dell'Italia e il continuo paragone con l'Europa dimostra una certa esterofilia e provincialismo; un provincialismo mascherato da larghi orizzonti ma sostenuto da ideologie contrarie all'uomo. Non è la democrazia o l'Europa che decide la bontà di un valore ma i criteri di Diritto naturale e di Morale naturale che, tra l'altro, fanno da sottofondo anche alla Dottrina Sociale della Chiesa. In definitiva la tassa sul bene di proprietà di una prima casa è una tassa ingiusta ed iniqua, tollerabile solo per un tempo ristretto, ma non come principio e regola continuativa.
Ogni sistema fiscale o tassa che grava sulla famiglia e sui beni primari, fatto in forma continuativa, è un abuso che lo stato, o alcuni, compiono nei confronti della famiglia.