Domenico Bonvegna

Uno spin doctor politico per l'Italia

mirror de www.ilcattolico.it

per aiutare una coscienza politica e le scelte referendarie.

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Navigando questo sito, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla pagina della legislazione europea e clicca qui

muratore-attrezzi-costruireDiscernere nella Verità e guardando il reale, è l'arte di costruire.

Qualche settimana fa affrontando l’argomento delle caste e castine, mi affrettavo a scrivere che non volevo passare per un qualunquista o un ‘grillista’ dell’antipolitica, oggi devo fare la stessa raccomandazione scrivendo sugli indignados. Credo che sia necessario distinguere anche perché un amico, curatore di un ottimo sito internet, pubblicandomi l’articolo sul “Sacco di Roma” e la falsa distinzione tra indignati e black bloc, ci teneva a dirmi che non era d’accordo con la posizione dualista e manichea di Tommaso Scandroglio da me citato nell’articolo: “La protesta degli indignati non era solo una protesta "contro" ma anche "per". Negare il valore costruttivo di una forma di protesta, che era appunto anche per un "per", per uno stato di cose migliori, rischia di fare come chi butta il bambino con l'acqua sporca”. E citando il servizio apparso su Labussolaquotidina.it sugli “Indignados, la Quarta Rivoluzione” dell’amico Massimo Introvigne, riteneva quello si un intervento ben equilibrato. Il curatore del sito concludeva la sua mail, scrivendo: “Discernere è decisamente faticoso (…) noi cristiani siamo chiamati ad avere un'estrema chiarezza e a far discernimento conservando ciò che c'è di buono in ogni situazione senza annacquare la Verità. Facile fare i "boanerghes" della situazione. Altrettanto facile, come fare, da altra  parte, i buonisti – pacifisti”.

Accetto l’ammonimento dell’amico, infatti prima di scrivere il servizio sulla manifestazione degli indignati di Roma, ho avuto qualche perplessità, non tanto nel condannare gli atti di violenza e quindi la volontà dei manifestanti, di buona parte di loro, di fare la rivoluzione (Tra gli indignati che protestavano contro la casta dei politici, c’era la figlia di un noto ex docente ed ex onorevole comunista che ora intasca 3 pensioni di 9 mila euro netti al mese) come scrive Introvigne, ma perché tra i principi della protesta c’erano argomenti condivisibili. La manifestazione era strumentalizzata e politicizzata dalla sinistra, la prova si è avuta quando il radicale Marco Pannella è stato aggredito verbalmente dai manifestanti, tra l’altro i più anziani. Ma sicuramente ci sono ben altri manifestanti e forse la maggioranza (perché no indignati) di estrazione politica diversa che non hanno partecipato a quella manifestazione e che hanno ben fondati motivi per essere scontenti, come il sottoscritto.

Certamente condivido l’articolo del professore Introvigne sul movimento degli Indignados che si rifa a un libretto rosso pubblicato nel 2010,in Francia, trasformatosi poi in successo mondiale: Indignez-vous! (Pour une insurrection pacificque), scritto da un vecchio di novantatrè anni, Stéphane Hessel, tra l’altro amico del magnate politico Dominique Strauss-Kahn. Il contenuto del piccolo saggio (appena trenta pagine) è di una povertà disarmante. Forse ha ragione Pietrangelo Buttafuoco su Il Foglio quando scrive , fate parlare gli indignati e capirete la vera ragione per cui sono precari.

Gli indignati sono un po’ antiamericani e antisraeliani, capaci di emozionarsi per i “nuovi diritti” rivendicati dalle femministe e dagli omosessuali. Nel movimento è presente anche l’aspetto anticattolico, come si è visto con la contestazione al Papa e alla Giornata Mondiale della Gioventù in Spagna, e poi a Roma con la profanazione i una chiesa con la distruzione sacrilega della madonnina e del crocifisso. E soprattutto concordo con Introvigne quando fa sul movimento degli indignati un’analisi sociologica, affidandosi alla “teologia della Storia”. In pratica la protesta degli indignados viene da lontano, Introvigne per capire il fenomeno, propone il testo del professore brasiliano Plinio Correa de Oliveira, Rivoluzione e Controrivoluzione. (cfr. Rivoluzione e Contro-rivoluzione. Edizione del cinquantenario, a cura di Giovanni Cantoni, Sugarco, Milano 2009), un “grande affresco della scristianizzazione dell’Occidente”.

Correa de Oliveira fa riferimento alla Rivoluzione, con la “R” maiuscola: “un processo di progressiva distruzione dei legami sociali che avevano fatto dell’Occidente cristiano quello che era”. In sostanza una distruzione causata da ben quattro Rivoluzioni. Nella 1 Rivoluzione si sono distrutti i legami religiosi con Roma attraverso il Protestantesimo, poi quelli politici con la Rivoluzione francese, quindi quelli economici con quella comunista. Più tardi il professore brasiliano aggiunse alle prime tre fasi quella che chiamava Quarta Rivoluzione, col suo momento emblematico nel 1968. Una Rivoluzione dove ormai attaccava non tanto i legami macrosociali, ma quelli microsociali: cioè la famiglia, il legame madre e figlio con l’aborto e perfino i legami dell’uomo con se stesso con la droga, l’ideologia di genere, l’eutanasia.

Certo ancora la terza Rivoluzione, quella comunista, era ben presente nel 68, fino a caratterizzarlo per certi aspetti. Ma prima di arrivare agli indignati, Introvigne fa riferimento al movimento dei No global, i protagonisti delle piazze negli ultimi dieci anni, veri professionisti del disordine, ma anche nostalgici di forme arcaiche di marxismo. I no global per Introvigne hanno rappresentato la transizione fra un movimentismo di Terza e uno di Quarta Rivoluzione. Pertanto, gli indignados per certi versi rappresentano la causa e l’effetto di una Quarta Rivoluzione, che ha portato alle estreme conseguenze lo spappolamento del corpo sociale, la solitudine di tutti da tutti, e contro tutti, il rifiuto di ogni responsabilità – ben simboleggiato dalla rivendicazione del diritto a non pagare i debiti e degli insulti al Papa, in quanto richiama all’esistenza di doveri -, la mancanza assoluta di prospettive e, in fondo, anche di speranza. Ci volevano oltre quarant’anni di Quarta Rivoluzione perché le piazze potessero riempirsi di ‘ indignados’”. (Massimo Introvigne, Gli ‘indignados’, la Quarta Rivoluzione, 14.10.2011 Labussolaquotidian.it).

Questo è il quadro ben fatto da Introvigne sulla Rivoluzione che avanza nella società, nel contempo però, ci siamo noi cittadini, cristiani, italiani che ogni giorno ci rechiamo a lavorare con i nostri progetti, le nostre preoccupazioni, ansie e aspettative. E quando sentiamo che bisogna andare in pensione a 67 anni come fanno in Europa, allora giustamente cominciamo a scalciare come scriveva Giampaolo Pansa qualche mese fa sul quotidiano Libero. L’indignazione aumenta dopo aver conosciuto i tanti privilegi che ancora hanno tutte le varie caste presenti nel nostro Paese, per non parlare degli sprechi sempre a causa loro.

Non capiamo perché per sanare il debito pubblico bisogna andare sempre a toccare l’età pensionabile, non si può prima far dimagrire i costi delle varie caste, non si può vendere l’immenso patrimonio immobiliare dello Stato, i tanti terreni non coltivati sempre dello Stato. Per quanto mi riguarda non mi sento di essere un privilegiato o di essere vissuto al di sopra delle mie possibilità, possiedo un appartamento dopo aver pagato il mutuo con lacrime e sangue, raramente sono andato al ristorante, le vacanze le ho trascorse sempre a casa, non possiedo alcun suv. Da qualche anno mi sono ritrasferito a Milano, per raggiungere la moglie che qui lavora e la figlia che studia, una scelta piena di incognite e con tanti disagi. Lavoro da quasi 37 anni e ora che tra qualche anno potevo magari andare in pensione, non è possibile perché i signori della politica ogni anno inventano “finestre”, allungando l’età pensionabile.

Se per caso mi lamento, mi sento dire che sono un egoista che cerca solo diritti e che non penso ai miei figli. Sempre i politici, in questo momento solo la Lega sta puntando i piedi contro l’innalzamento dell’età pensionabile, sia di destra che di sinistra, ma non solo loro, ci dicono che dobbiamo adeguarci all’Europa. Sono stufo di sentire sempre lo stesso ritornello di questa araba fenice dell’Europa, dieci anni fa ci hanno rovinato con l’euro, ora continuano a tormentarci con le pensioni, non se ne può più di questa Europa che assomiglia sempre più all’unione sovietica. Ma poi non dicono e scrivono che siamo il terzo paese più ricco d’Europa, che le famiglie italiane sono tra le più ricche del mondo, addirittura in Europa sono tra i primi, allora perché tutta questa fretta per allungare l’età pensionabile?

 

 

Rozzano MI, 24 Ottobre 2011

S. Antonio Maria Claret, vescovo.                                                                  DOMENICO BONVEGNA

                                                                                                             Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.