Domenico Bonvegna

Uno spin doctor politico per l'Italia

mirror de www.ilcattolico.it

per aiutare una coscienza politica e le scelte referendarie.

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Navigando questo sito, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla pagina della legislazione europea e clicca qui

monti-1Tasse, tasse e poi tasse. Ecco il governo che doveva stimolare la crescita. Ci volevano i cervelloni della Bocconi per una maxistangata che poteva idearla qualsiasi ministro di prima repubblica di quarta fila. E Monti andrà a raccontare tutto da Vespa (proprio come faceva Berlusconi) e prima che il Parlamento si sia pronunciato, tanto si tratta di politicanti che "imbrattano l'Europa". Una situazione allucinante e umiliante. Siamo di fronte a un governo tecnico che si sente investito quasi da un’autorità soprannaturale per una missione di salvezza nazionale ed euro­pea concordata con il Quirinale, con l’Eliseo, con la Cancelleria federale di Berlino e con la Casa Bianca, che vede quasi come una fastidiosa for­malità un colloquio seriale, nel week end, con Casini, Alfano e Bersani, se­guito da un giro di tavola con Camusso, Angeletti e Bonanni, per non parlare della Marcegaglia e altri minori.

Alla fine di agosto scrivevo che ero preoccupato per le probabili misure economiche che il governo doveva prendere per rispondere alla crisi e soprattutto temevo un ulteriore inasprimento sulle pensioni d’anzianità. Immaginavo un ritocco ai 40 anni di contributi (ma chi ha deciso che bisogna partire da questa cifra? Il governo, e il sindacato dov’era? 40 anni mi sembrano una immensità soprattutto rispetto a quello che è successo nel passato). Ora sono arrivati i tecnici e il presentimento diventa un dato di fatto: i nuovi giacobini della Bocconi col loro governo di Salute Pubblica, avete visto, si danno del tu e per giunta si commuovono per le draconiane misure, che cosa fanno? Per fare cassa, invece di razionalizzare la spesa pubblica, colpiscono una sola categoria, quelli che stanno per andare in pensione o sono vicini, in pratica quelli nati tra il 1951 e il 1955. Questi soggetti in una notte vedono scombussolate le loro vite. Chi aveva dei progetti ora deve rivedere tutto. Mi ha dato enorme fastidio, un certo eufemismo della stampa, quando scrive o afferma probabilmente ripetendo le tesi della Fornero che viene concesso di andare via dal lavoro prima, cioè con 42 anni di contributi, però si decurta la pensione. Avete sentito bene: QUARANTADUE ANNI di lavoro e per giunta con una pensione ridotta, per questa gente, 42 anni, significa che si va via prima. Ma secondo loro per prendere una discreta pensione quanto bisogna lavorare 50 anni? Ma vi siete bevuti il cervello cari freddi burocrati?

Comunque dopo aver preso atto leggendo una serie di libri, che ho presentato in queste pagine, sui privilegi e sugli sprechi delle varie caste e castine presenti nel Paese, la mia indignazione aumenta vertiginosamente, sono convinto che i VERI INDIGNATI SIAMO NOI, quelli che tra qualche anno dovevano andare in pensione e che dopo il 4 dicembre, la pensione diventa un miraggio. In pratica la manovra Monti ricade completamente sugli anziani, sulle loro famiglie, ricordo un manifesto credo di Rifondazione Comunista di qualche mese fa, c’era scritto: la crisi non la possiamo pagare noi, una frase che oggi faccio mia, è vero la crisi non la posso pagare io. Il DEBITO PUBBLICO non l’ho fatto io, ma lo STATO, i nostri governanti, allora se si vuol sanare il debito, se bisogna fare cassa, si metta in vendita il grande patrimonio immobiliare che lo Stato possiede, invece di andare a prendere i soldi su chi ha sempre lavorato e pagato le tasse senza evadere uno spicciolo. A questo proposito, Ugo Arrigo, Docente di Scienza delle Finanze all’Università Bicocca di Milano, tiene a evidenziare: «Monti ha detto che chi ha ottenuto di più deve dare di più. Giustissimo. Solo che questo si ritorce contro di lui, che in questo momento rappresenta lo Stato. Perché, tra tutti, quello che ha avuto di più, in tutti questi anni, è proprio lo Stato e ha restituito sempre troppo poco».

Ritornando alla manovra da macelleria sociale che invece di aggredire i conti dello Stato aggredisce i lavoratori e le loro famiglie, mi chiedo c’è qualche partito, oltre alla Lega (che gli fa onore), qualche onorevole, il sindacato a prendere veramente posizione contro questa manovra iniqua e rovina pensionati? O forse si trincereranno dietro al voto di fiducia per non compromettersi in un giudizio su ogni singolo provvedimento. A leggere l’articolo di Giuliano Ferrara, mi sembra che ci sia poco da sperare. Oggi strillano quelli che fino a ieri ci rimproveravano che non era vero che la democrazia era stata sospesa dai tecnocrati.

Secondo Ferrara “La posizione dei sindacati, senza distinzione, è ridicola. Si sono compor­ta­ti da combriccola classista o corpora­tiva, fa lo stesso, e si sono dimostrati meno democratici dei sindacati greci e dei centri sociali che tirano le molotov contro le banche, per dire di due cattivi soggetti ormai famosi nel mondo. Ave­te accettato il governo tecnocratico, il piglio di Passera a Termini Imerese vi è piaciuto, si può sempre fare roba con gente nominata come voi siete, meglio di un presidente eletto con un suo pro­gramma e una sua maggioranza, e adesso volete pure negoziare come se fossimo nella prima o nella seconda Re­pubblica?” (G. Ferrara, I professori facciano il loro compito li giudicheremo noi, 4.12.11 Il Giornale). Mentre per quanto riguarda i tripartiti della maggioranza tec­nocratica: sbuffano, rognano, rosi­cano, approntano le Camere per trap­pole che non scatteranno, perché san­no benissimo di essere del tutto impo­tenti, sono potenziali capri espiatori se qualcosa andasse male al cospetto del­l’Europa e dei nuovi maestri di palaz­zo, questo sono, e non si azzardino a fa­re alcunché a parte un po’ di ammuina, chi sta sotto va sopra, chi sta a destra va a sinistra, e chi sta sopra va sotto e chi sta a sinistra va a destra; c’è chi vuole la patrimoniale per fare il rosso sulle bar­ricate al grido di «equità», chi vuole di­f­endere il ceto medio produttivo e l’im­prenditoria diffusa ma si accorge che è un po’ tardi per battersi contro le tasse a chi le paga, oltre la frontiera del prelie­vo tollerabile, ma molto oltre; e infine, minoranza di opposizione leghista a parte, ci stanno i demo-centristi che sguazzano nell’equivoco della demo­crazia sospesa e dell’inciucio perma­nente e legittimato dalla tecnica, e se la ridono in fila indiana davanti all’uffi­cio di Monti”. (Ibidem)

Quindi a questo punto partecipare allo sciopero indetto dai sindacati di lunedì ha qualche utilità? Poca, ci vuole ben altro. Concludo con l’invettiva del grande giulianone:“Ora pagate il fio della vostra dabbe­naggine, sindacati e partiti che avete steso il tappeto rosso davanti al Presi­de e al suo Consiglio di facoltà. Noi che la fiducia non l’abbiamo votata, ora ci leggiamo le carte di Monti, vediamo se ci sia qualcosa di serio per lo sviluppo e la libertà economica competitiva, e poi giudicheremo come si fa agli esa­mi. Siamo professori anche noi, mica assistenti del colpo di mano che ha por­tato al governo i professori”.

Un discorso a parte lo merita il silenzio della Chiesa Italiana, della CEI, che non interviene sui provvedimenti disastrosi nei confronti degli italiani, ma ne riparleremo a breve.

 

Rozzano MI, 6 dicembre 2011                                       DOMENICO BONVEGNA

                                                                                 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.