Domenico Bonvegna

Uno spin doctor politico per l'Italia

mirror de www.ilcattolico.it

per aiutare una coscienza politica e le scelte referendarie.

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Navigando questo sito, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla pagina della legislazione europea e clicca qui

Qualche settimana fa in un editoriale del quotidiano online labussolaquotidiana, Stefano Fontana  lamentava  una completa e generalizzata afasia della politica che sembra come ipnotizzata o in apnea e ricordava, per chi magari si fosse dimenticato, che abbiamo un governo di non eletti, e di nominati. Infatti, “Il Parlamento ha dato la fiducia al governo sulla fiducia: nessuno conosceva niente del programma. L’opinione pubblica, tutta presa dalla paura dell’aumento delle spread, ha docilmente acconsentito ai necessari sacrifici. I principali giornali erano consenzienti. Una specie di torpore aveva colpito l’aria che si respirava. Mentre Spagna e Grecia votavano, da noi si diceva che non c’era il tempo per farlo. In realtà siamo arrivati a fine gennaio, il tempo è passato lo stesso e lo spread tedesco è ancora a 530”.( Stefano Fontana, Se la politica cade sotto ipnosi, 13.1.12 Labussolaquotidiana.it).
 Ma nel torpore  non era caduta solo la classe politica, ma anche la cosiddetta società civile, “Monti sta usando la ramazza e la scure e pochissimi battono ciglio. Se la riforma delle pensioni che ha fatto l’attuale presidente l’avesse fatta Berlusconi ci sarebbero le barricate per le strade, la Camusso avrebbe già proclamato venti giorni di sciopero generale e Giovanni Sartori avrebbe scritto un editoriale sul Corriere della Sera in cui denunciava il colpo di Stato”. Tranne qualche scaramuccia della Lega e dell’Italia dei Valori, tutti sono d’accordo con Monti.
 Invece inaspettatamente scoppia la protesta dei forconi, di forza d’urto in tutta la Sicilia, per cinque giorni viene completamente paralizzata e quindi penalizzata e ora tocca al resto del Paese. Stiamo ascoltando diversi commenti sui personaggi della rivolta, non si può escludere che ci siano loschi figuri fra gli autotrasportatori, ce ne sono anche fra gli avvocati, i giornalisti, gli operai, i contadini ed altrui – ma che il caro carburante è questione di vita in Sicilia non c’è dubbio. L’altra sera ha detto bene Giuliano Ferrara, la tassa sulla benzina è l’equivalente di quella sul grano macinato nell’800 messa dal governo risorgimentista liberale .
“Richiamare i Borboni, il ribellismo, il sicilianismo, l’indipendentismo, le nefandezze della politica (che non hanno confini certi…) imbroglia le cose, non fa capire niente - scrive siciliainformazione.it - È vero, la Sicilia ogni tanto esplode, ma succede quando non ne può più (...)Ci permettiamo di ricordare il ribellismo indipendentista, che ebbe tanti protagonisti: c’erano dentro i comunisti, i socialisti, gli autonomisti popolari, i feudatari ed i braccianti, ma anche i padroni delle terre, l’aristocrazia dei mangiapane a tradimento, i mafiosi ed i banditi. Tutti, nessuno escluso”.
 La rivolta in Sicilia ha evidenziato un dato politico importante: i partiti e soprattutto i sindacati sono stati scavalcati da tutto un popolo che per una volta ha preferito fare da sé. E di questo se ne sono accorti subito i vari potentati politico-sindacale, affrettandosi a demonizzare i cosiddetti forconi, tacciandoli come biechi mafiosi non meritevoli di nessuna attenzione politica. Del resto, ormai in Sicilia, da tempo i partiti nazionali hanno abdicato, in particolare il Pdl, che pure aveva dato una certa speranza al popolo siciliano. Mi è capitato, operando nella riviera jonica messinese, di imbattermi in un noto esponente politico, che di fronte a una grande platea, indicava il sottoscritto come una risorsa da spendere sul territorio, soltanto che poi se ne guardava bene dal collaborare per qualche eventuale progetto culturale, non ti cercava più neanche per prenderti in giro. In Sicilia la mancanza di classe dirigente in tutte le sue componenti da quelle politiche, burocratiche, accademiche, imprenditoriali, è un fatto cronico. “Non occorrono analisi particolarmente complesse per scoprire che la vera palla al piede della Sicilia è la sua classe dirigente – scrive Livio Ghersi su Legnostorto -  Le magagne della classe dirigente, a loro volta, derivano dalla disperante inadeguatezza della cultura politica. Fenomeno questo che riguarda la popolazione nel suo insieme e non soltanto le sedicenti élites”.
 Quindi è comprensibile che autotrasportatori, produttori agricoli, pescatori, protestino contro il rincaro del costo del carburante, anche se in questo momento forse bisogna anche ricordare che, “quando si denuncia l'insufficienza della rete delle infrastrutture (strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti), si dovrebbe avere consapevolezza che è troppo comodo scaricare ogni colpa sullo Stato italiano, inteso come entità esterna ed ostile. Non dispone la Sicilia di una specialissima autonomia? Non è forse vero che l'Assemblea regionale siciliana opera, senza soluzione di continuità, dal 1947, quando fu eletta, prima che si tenessero le elezioni delle Camere del Parlamento repubblicano? Non è forse vero che la Sicilia, dal 1947 ad oggi, ha espresso propri governi regionali e propri Presidenti della Regione? Posto che le infrastrutture sono la precondizione dello sviluppo, a che cosa è servita la specialissima autonomia se dopo sessantaquattro anni di politica regionale si lamenta ancora un troppo penalizzante deficit infrastrutturale?” (Livio Ghersi, Sicilia senza forconi, 20.1.12 Legnostorto.it)
  A questo proposito come non registrare le parole di Miccichè nel suo blog che cerca ipocritamente di cavalcare la tigre della protesta: «la buona politica non può e non deve restare sorda al grido di dolore che in queste ore si alza, fiero, indignato e dignitoso da ogni angolo della Sicilia. E noi ci siamo! Grande Sud è al fianco dei trasportatori, degli agricoltori, dei pescatori e di tutti quei siciliani che ne hanno le tasche piene e dicono e gridano "basta!"». Ma non è da meno lo stesso presidente Lombardo.
 Forse è vero quello che ha scritto oggi  Palmaro su labussolaquotidiana . La scelta del governo tecnico che sospende la democrazia ha i sui vantaggi e i suoi svantaggi: “i vantaggi consistono nel fatto che i partiti di opposizione e la pletora dei sindacati “indipendenti” e delle “società civile”, i quali fiancheggiano le opposizioni, abbaiano un pochino ma se ne stanno sostanzialmente buoni. Anche se una nave affonda a cento metri dalla battigia, ed è appena successo, queste agenzie della protesta non ne attribuiscono la colpa al Governo: Berlusconi non c’è più, e le navi tornano ad affondare autonomamente. In una parola: al primo ministro tecnico si perdona quello che non si perdonerebbe, mai, all’avversario politico. Lo svantaggio di questa afonia della politica, però, si vede guardando le autostrade bloccate e i forconi agitati in Sicilia: e cioè, che la gente si aggrega in altre forme, difficilmente identificabili, e scatena il suo malcontento, infischiandosene dell’autorevolezza professorale del presidente del Consiglio e di tutti i suoi colleghi. Le immagini di queste ore sono il funerale dell’Europa dei burocrati, e certificano che l’Europa dei popoli è altrove. In questo senso, la situazione appare fuori controllo e difficilmente prevedibile nei suoi esiti”. (Mario Palmaro, Un paese fondato sul blocco stradale, 25.1.12 Labussolaquotidiana.it).


Rozzano MI, 25.1.2012
Conversione di S. Paolo Apostolo.                         

 DOMENICO BONVEGNA
 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.