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rosybindidi Giorgio Israel - da il Foglio
Alzi la mano chi non è stufo del marasma della politica italiana, del continuo proporre tutto e il contrario di tutto non decidendo mai nulla, del tirare a campare tirando le cuoia ogni giorno un po'. Ben vengano quindi, se ci sono, leader "sarkozisti", cioè capaci di dire "sì" che siano "sì" e "no" che siano "no". Da entrambe le parti. Perché c'è bisogno che entrambi i poli esprimano un linguaggio senza equivoci e che stabilisca discriminanti: "Chi viene con me è per fare questo e questo". E i "sì" e i "no" debbono riguardare i programmi e non vaghi proclami di intenzioni buoni ad accontentare tutti.
Che Veltroni voglia proporsi come un leader del genere e dichiari che è finito il tempo degli equivoci e degli ondeggiamenti non può che essere salutato con grande favore. Basta che sia vero e che non resti allo stadio della pura metodologia. Di fatto, su ogni questione o non si capisce che cosa Veltroni pensi davvero o quel che si capisce non è rassicurante. Si sono lette dichiarazioni generiche circa la politica economica, ma piacerebbe sentire risposte precise a domande del tipo: "Occorre abbassare le tasse subito, oppure no?", "Occorre procedere a un deciso innalzamento dell'età pensionabile?", "Sono condivisibili le assunzioni di massa dei precari?", "Cosa implica in concreto combattere il precariato?", e così via.

Veltroni dice con fermezza che la legalità è un "diritto", affermazione bizzarra perché sarebbe meglio dire che il rispetto della legalità è un "dovere". Poi però sbarra la strada ai sindaci che tentano di ripristinare la legalità con procedure che sono forse discutibili o insufficienti, ma non perché il problema vada accantonato in nome di qualcosa che sta sempre più in alto: ne abbiamo fin sopra i capelli del "benaltrismo".

Dica chiaramente Veltroni che idea ha della legalità. Se è quella che si ricava dalla sua gestione di Roma, non ci siamo proprio. Chi insozza o delinque va punito. Mentre i graffiti devastano la città e viene dissipato denaro pubblico lasciando imbrattare vagoni nuovi, si organizzano incontri di "writers artisti" per incitarli a sporcare muri dedicati. Perché non istituire strade dedicate alla cacca, magari artistica? Non basta una pagina di giornale per descrivere l'illegalità che ha fatto di Roma una città sporca e rumorosa oltre ogni dire.

Politica estera. Non si pretende che Veltroni condivida le idee preferite da questo giornale. Ma c'è modo e modo di essere di sinistra in politica estera. Veltroni ha detto di condividere la scelta di Sarkozy di arruolare persone del campo opposto e, richiesto di fare altrettanto, non ha trovato di meglio che scegliere Franco Cardini, l'"uomo di straordinaria levatura" autore di una prefazione a un'edizione del Corano in cui gli ebrei erano definiti porci e scimmie e di cui in questi giorni ha visto la luce un saggio, in un libro diretto da Giulietto Chiesa che contesta la "grande bugia" dell'attentato dell'11/9. Poi apprendiamo che nella prossima Festa del cinema a Roma verrà proiettato un film di Chiesa centrato sulla stessa tesi. Infine, viene reso noto che un capolista della lista per Veltroni in Piemonte è il "matematico impertinente" Odifreddi. A che gioco si sta giocando? Non si venga a dire che non si sapeva. O che tutti hanno diritto di parlare. Ovvio, ma non è che chiunque parli dovrà essere candidato di Veltroni. Anche perché non è così, nei fatti. Né si può invocare la tolleranza e l'apertura e poi dare segnali di una scelta nettissima, alleandosi con persone violentemente antiamericane, che negano l'11 settembre, che predicano che la rovina del mondo sono le tre B (Bush, Benedetto XVI e Berlusconi), che Israele è uno stato fascista e che i cristiani sono tutti cretini.

Anche sui problemi della bioetica sarebbe auspicabile sentire parole chiare e non genericità sul rapporto armonioso che deve intercorrere tra diritti della persona e sviluppo della scienza mentre si presentano candidati che si proclamano non laici ma "laicisti". E che dire dello slogan secondo cui "bisogna mettere il turbo alla scuola"? La drammatica crisi dell'istruzione richiede risposte serie e non slogan giustamente definiti da Ernesto Galli della Loggia pubblicità da sturalavandini. Sarkozy ha enunciato un'idea di una nettezza brutale: rifondare la scuola sulla cultura generale. E il matematico Lafforgue gli ha rimproverato di essere ambiguo... Qui invece veleggiamo tra turboproclami giovanilisti e turborichiami al ruolo salvifico di Internet. Veleggiamo nel pantano, in un pantano che sa troppo di sinistra parolaia.