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don-benziDon Benzi la pensava così: «Se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe l'offerta. Se gli italiani non chiedessero prestazioni sessuali a pagamento, non ci sarebbe la tratta delle donne schiavizzate da criminali singoli o associati. Le persone colpite dalla schiavitù, dalla fame, dalla guerra, sono le vittime di una società disumana, in cui l'uomo è una cosa accanto alle altre». Da quel 2 novembre è passato così poco, dall'entrata sua nell'infinito di Dio pare sia trascorso un attimo. Eppure, chi ai suoi funerali inneggiava alle assenze di tanti uomini politici, ora ha già dimenticato. La prostituzione, per don Oreste, era un caso intollerabile di schiavitù, su questo e per questa buona causa ci abbracciavamo a ogni incontro, le strette di mano erano troppo povere. Non nascondo un certo imbarazzo quando mi stringeva al petto, «ho fatto così poco» mi veniva da dire. Eppure, lui non voleva sentir scuse, "avanti!".

Da indiscrezioni di Palazzo emerse in questi giorni, il Governo dovrebbe approvare a breve in Consiglio dei Ministri un Ddl sulla prostituzione per mettere "ordine", ma non combattere, la novella schiavitù. Se confermato, ci troveremmo di fronte a una vergognosa offesa nei confronti dell'esperienza pratica di Don Benzi. Legiferare e favorire l'ordinato svolgimento del commercio sessuale è come organizzare il mercato di quartiere della frutta. Ciò presuppone semplicemente e drammaticamente che non si fa differenza tra un mandarino e una donna, tra un cavolfiore e una giovinetta. Mi oppongo.
Don Oreste, per anni, aveva chiesto l'impegno di tutti per sconfiggere questa piaga. Andava suonando i campanelli dei tanti palazzi del "potere" e da diversi "ministri temporanei degli Interni e della Giustizia" aveva avuto rassicurazioni. Benzi non mollava mai, sua sorella era la schiava, era il volto del suo Signore. Aveva convinto della bontà delle sue idee operative diversi prefetti e questure, lì si era verificato concretamente che la lotta alla domanda e agli schiavisti, la diffusa consapevolezza del cliente schiavista, aveva "nettato" le piazze, le vie e pure liberato le schiave. Quel suo intervento da brividi alla Settimana Sociale dei Cattolici rimane una pietra miliare: «Dobbiamo veder i fatti, la gente si sente tradita tutte le volte che ripetiamo parole di speranza, ma non c'è l'azione. Cos'hanno lasciato i cattolici? Permettetemelo: hanno lasciato la devozione. Devozione che è unione con Dio-Amore, che è validissima, ma la devozione senza la rivoluzione non basta, non basta». Guardare i fatti, ideali in azione, devozione come rivoluzione. Tre imperativi che sarebbero sbeffeggiati da questo provvedimento del Governo, dimenticati dai tanti paladini dei diritti umani a singhiozzo, irrisi dai troppo democratici cattolici al governo. Un provvedimento che censurerebbe la realtà, dimenticherebbe la schiavitù e, anzi, la favorirebbe, non è degno di essere emesso in Italia.


Luca Volontè, capogruppo Udc alla Camera dei Deputati - da Il Tempo