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Da E' Famiglia. - Un disabile grave richiede un'assistenza continua, senza soste. Un'attività usurante e onerosa, seppure piena di amore, spesa quasi sempre in totale solitudine e con scarsissimi servizi dalla famiglia del malato. È in questo ambito che il Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi, ha rilanciato la sua proposta di diritto al prepensionamento per tutti coloro che si trovano a prestare cure ad un congiunto con disabilità severa. L'appello-denuncia, sollevato già 13 anni fa, è giunto negli anni fino in Parlamento, dove nell'arco di tre legislature sono approdati cinque progetti di legge poi unificati in un solo testo fermo in commissione Lavoro della Camera. «Promesse sono state spese a profusione. Politici di ogni schieramento, e persino il Presidente Napolitano, ci hanno dato ragione, ma i fatti ci dicono che siamo ancora abbandonati a noi stessi - spiega la presidentessa del Coordinamento Simona Bellini -. Non solo.

Il testo unico ha stravolto le nostre richieste iniziali, che erano pensionamento anticipato di 10 anni con 25 di contributi, abbassamento dell'età pensionabile ed effettivo accertamento della condizione di disabilità grave. La proposta di legge si è rivelata approssimativa e a maglie larghe su queste verifiche. Non è tutto. Il fondo previsto dal provvedimento contempla la somma di 80 milioni di euro, una cifra a dir poco ridicola, se si considera che i malati gravi nella sola fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni ammontano in Italia, secondo dati congiunti Inps-Istat, a oltre 80 mila».

Un'emergenza sociale che affonda le sue radici, secondo i promotori del progetto, in una questione prioritariamente economica. Occorrerebbe riconoscere infatti, secondo la Bellini, un'urgente revisione dei casi ammessi ai benefici economici, e operare dei distinguo: «In Italia ci sono oltre 950 mila disabili ultra65enni, che quasi fisiologicamente si aggravano nella fase finale della loro vita con patologie anche invalidanti - afferma la presidentessa del Coordinamento - ma appare uno sbilanciamento che una fetta così cospicua di risorse vada a questa fascia di cittadini, quando persone giovani, come i nostri figli, hanno invece davanti a loro molti anni di assistenza continua, e che ci auguriamo ci sopravvivano. I conti a noi non tornano». Conti che, secondo il Coordinamento, nemmeno la Finanziaria 2008 ha saputo far quadrare, prevedendo uno stanziamento di soli 400 milioni di euro. «Una somma che divisa fra i disabili italiani, che sono circa 1.900.000 - sottolinea la presidentessa Bellini - non arriva nemmeno a coprire giornalmente le spese per un pasto: a noi spetteranno, di fatto, 17,23 euro al mese, pari a 206 euro all'anno. Una beffa che ci offende, anche alla luce di quanto sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità».

E che la questione sia sostanzialmente di natura economica ne è convinto anche Pietro Barbieri, presidente nazionale della Fish, Federazione italiana superamento handicap: «Il punto debole dei progetti di legge presentati sul prepensionamento, era proprio la loro oggettiva insostenibilità economica - spiega Barbieri -. Per questo noi proponemmo l'alternativa di creare una sorta di scivolo di uscita per i genitori con figli disabili gravi a carico, che oggi hanno 50 anni. Una proposta che è stata scambiata per un arretramento delle intenzioni iniziali. È giusto ricordare che la legge prevede già congedi e permessi retribuiti per queste famiglie. Detto questo, è bene di contro precisare che ci saremmo aspettati di più dalla Finanziaria 2008: 400 milioni di euro sono davvero briciole».

Tuttavia, secondo il presidente della Fish, a fare da contrappeso c'è il disegno di legge delega approvato nel novembre scorso in Consiglio dei ministri, che si configura come un primo passo importante sul cammino del riconoscimenti di alcuni diritti: «In questo ddl ci sono quattro parole chiave: universalità, esigibilità del diritto, omogeneità nel Paese e domiciliarità. Fermo restando che mancano elementi fondamentali, ovvero l'approvazione definitiva del provvedimento, le risorse, e chiarimenti su alcuni punti cruciali della legge - prosegue Barbieri - in primis il calcolo della compartecipazione alla spesa delle famiglie e l'accertamento della non autosufficienza, che necessità di una omogeneità di criteri di valutazione e di applicazione. Possiamo dire che siamo in cammino, ma che c'è moltissima strada da percorrere».