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Flavio Felice per l'Occidentale - In merito ad un articolo di Piergiorgio Odifreddi, pubblicato da "La Repubblica" domenica 30 dicembre 2007, intitolato: "Il PD, la laicità e la vergogna", mi permetto di sottolineare alcuni elementari argomenti che il logico matematico ha mostrato di tenere in scarsa considerazione.

Si tratta di elementi minimi, nulla di eccezionale, che probabilmente un grande logico come Odifreddi ha omesso solo per disattenzione o per disinteresse nei confronti della tematica. È comprensibile che un logico matematico così celebrato non presti grande attenzione ad argomenti che considera alla stregua della superstizione e dell'astrologia. In effetti, tutti sanno che la ricca cultura che testimonia la paura per il gatto nero che attraversa la strada è quanto meno comparabile con il pensiero di Agostino, Tommaso, Scoto, Pascal, Kierkegard, Edith Stein, Guardini, Wojtyla, solo per citare alcuni noti maghi e cartomanti.

In realtà, l'articolo di Odifreddi è rivolto ai suoi compagni di viaggio del Partito Democratico e alla loro intenzione di scrivere una carta dei valori. Non entro nel merito, è un problema del PD, mi limito a segnalare che a rigor di logica i partiti nascono intorno a dei valori più o meno condivisi e a dei principi che i fondatori ritengono più o meno negoziabili. Nel caso del PD, invece, intanto nasce un partito (metti che qualcuno ci rubi l'idea del secolo o che cada in disgrazia Berlusconi!), poi si elegge un segretario, in seguito si individuano dei saggi ed infine si cerca di far quadrare i conti, scrivendo una carta dei valori che tenga insieme l'ateismo militante di Odifreddi e il cattolicesimo altrettanto militante della Binetti. E se i conti non tornassero? Non c'è problema, si interviene sulla carta, si smussano gli angoli, si elimina qualche nota identitaria di troppo; e poi non si vada troppo per il sottile! Il segretario garantisce per tutti. Ecco, dunque, un primo problema di ordine logico che il matematico Odifreddi non considera meritevole di essere neppure segnalato. Eppure è fin troppo banale! Ma forse è questo il problema, le banalità della politica non devono distogliere il pensiero del genio matematico.

Un secondo problemino che emerge dall'articolo del nostro riguarda la presunta nozione di laicità che il partito democratico dovrebbe assumere (lo ripeto, ma non avrebbero dovuto pensarci prima?). Dal momento che tutti si dicono laici, persino quella sfrontata della Binetti che per il nostro logico rappresenta l'araldo dell'integralismo estremista cattolico, e che l'elemento simmetrico rispetto ai cosiddetti teodem sarebbe rappresentato da coloro che vogliono distruggere la religione e la Chiesa, come avrebbero voluto i rivoluzionari francesi o spagnoli (questo si, ammette seriosamente Odifressi, sarebbe un "retaggio del passato"), ne consegue che il laicismo radicale odifreddiano risulterebbe come il giusto "compromesso tra i due estremi del clericalismo e dell'anticlericalismo". Ma che logico! Da grande matematico ha giustamente indicato la mediana tra la Binetti e il Robespierre.

A parte il fatto che la simmetria di cui parla Odifreddi tra i teodem e i rivoluzionari francesi e spagnoli andrebbe spiegata un po' meglio, a meno che non la si voglia buttare lì come una barzelletta di fine anno che non fa ridere nessuno. Tuttavia, la questione diventa paradossale, paranoica e patologica quando un laico pretende di affermare che cosa significhi essere "autenticamente laico" e di conseguenza si arroga il diritto di espellere dall'arena pubblica tutti coloro che - peste li colga! - non rientrano nel suo soggettivissimo criterio di laicità. Per di più, tale paranoica pretesa di essere il guardiano della cittadella laica contro le pericolose incursioni barbariche dei cattolici alla Binetti, si fonderebbe su un'idea di ragione ed una di neutralità morale che di scientifico hanno ben poco.

Per quanto mi riguarda, sulla scorta dell'opera di qualche scienziato minore come Mises, Hayek e Popper, ritengo che razionale non significhi incontrovertibile, così come l'oggettività di un asserto scientifico non si caratterizza per la sua "verificabilità", bensì per la sua "falsificabilità". Infine, la pretesa neutralità morale della ragione è un mito che ha assunto i connotati dell'incubo ogni qualvolta gli scienziati l'hanno proclamata. Un mio vecchio ed apprezzato maestro è solito ripetermi che "di neutrale nella scienza c'è solo la stupidità".

Gentile professore Odifreddi, dovremmo allora chiederci: quale azione non riveli un fine, quale fine non trasudi di valori, quale strumento per il raggiungimento di un dato fine non implichi l'adesione ad un valore piuttosto che ad un altro, quale azione non rappresenti una scelta e quale scelta (selezione tra le alternative possibili) non rappresenti un giudizio e quale giudizio non sia frutto di una teoria e quale teoria non sia l'esito di una scelta valoriale. Non si dà azione umana individuale che non sottenda scelte valoriali e non si dà valore che non sia perseguito razionalmente, ossia mediante la predisposizione dei mezzi ritenuti, in una data situazione, i più adatti.

Dunque, è risibile - oltre che pretestuosa e provocatoria - la superbia con la quale il nostro logico individua gli estremi dell'intervallo nella Binetti e in Robespierre ai fini di calcolare la media aritmetica della laicità, che del tutto casualmente corrisponde proprio con la sua personale, discutibile e arbitraria posizione. Esattamente quella che una sedicente logica rigorosamente scientifica dovrebbe assumere come giusto compromesso e far propria nella carta dei valori del nuovo Partito Democratico: buona fortuna!

È fuorviante contrapporre la religione alla scienza, in quanto, in primo luogo, entrambe significative e rilevanti ai fini dell'esistenza umana, in secondo luogo, perché rispondono a domande diverse ed infine, perchè non esiste problema scientifico per la soluzione del quale lo scienziato non si ponga un problema di ordine metafisico. Le risposte potranno essere diverse, ma chi risponde è sempre un uomo con il suo carico di valori, di vissuto, di credenze, di fedi o di non-fedi. Comunque una persona che, talvolta, come nel caso di Odifreddi, contrabbanda la propria personalissima, e discutibilissima etica, per la forma più neutrale e laica che ci sia. Credo sempre più fermamente che abbia ragione il mio vecchio ed apprezzato maestro!