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ippocrate-fronteChe la 194 portasse in sé delle evidenti contraddizioni costituzionali ed etiche era evidentissimo anche per chi la propose. Ma che si arrivasse a proporre una moratoria su l'obiezione di coscienza dei medici obiettori della 194 è il colmo.
Il problema è che non si vuole vedere il problema: non si può garantire un diritto uccidendo un altro. 
Questa è eugenetica.
La 194 nacque come un compromesso. Un pessimo compromesso tra due diritti; quello della donna e quello del bambino.
Gli effetti eugenetici e devastanti da un punto di vista culturale erano già presenti tutti.
La parte preventiva è stata sistematicamente disattesa in una cultura malata e narcisistica di cui alcuni "medici" e politici si fanno portavoce per motivi palesi e meno palesi. Questa disattenzione alla matrice preventiva non poteva non essere disattesa perché la cultura che ha voluto la 194 è una cultura maschilista tanto quanto quella che costringeva alle mammane solo che si vestiva, apparentemente, di femminista.
Lo stato, maschilista, ha fatto la legge per pacificarsi la coscienza e sentirsi a posto e non per promuovere la cultura della vita. 
Alcune donne hanno subito il fascino di questa tentazione e hanno comprato il pacchetto proposto dal maschio:
un bel delirio di onnipotenza a tutto tondo!
Lo scontro impossibile tra due diritti fondamentali, quella della donna, di ogni donna e di ogni bambino non può che portare alla deriva eugenetica.
Che poi alcuni "medici" si facciano promotori di questa mentalità non è una novità.
E' già accaduto in passato con il benestare dello stato e dell'ideologia imperante.
Flamigni e il suo codazzo che ha perso la ragione e il buon senso può dire quello che vuole; come cittadino si... ma come medico...
Sarebbe piuttosto opportuno proporre una moratoria per non abilitare alla classe medica, e al servizio di medico, in rispetto del giuramento antico e moderno di ippocrate, ogni soggetto che abbia voglie eugenetiche e selettive.
Che poi il medico da una parte faccia, talvolta, anche cose buone o salvi delle vite non è probante ai fini di una struttura professionale ed etica che ha fondamenti eugenetici e selettivi e mina, o può minare, l'esercizio medico e la sua deontologia, non cercando, in definitiva, l'attuarsi pieno dei diritti della salute del paziente; sia esso donna sia esso feto o bambino.