Ultime

Uno spin doctor politico per l'Italia

mirror de www.ilcattolico.it

per aiutare una coscienza politica e le scelte referendarie.

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Navigando questo sito, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più vai alla pagina della legislazione europea e clicca qui

Leggiamo una intervista al "teologo" Vito Mancuso fatta da Luigi Accattoli sul Corriere online, disponibile qui.
Sulla sostanza della sentenza e sulla chiara ed inequivocabile posizione della quasi totalità del mondo cattolico e del magistero non torniamo sopra in quanto è chiaro a tutti che la sentenza si pone come una chiara posizione eutanasica con un evidente relativismo etico di fondo sul concetto di persona, della libertà e dell'autodeterminazione.
Quello di Eluana è omicidio legittimato da una pilatesca sentenza che si fa guidare da emotività e dal degrado morale e relativistico presente un po ovunque.

Ma tornando al titolo di questo appunto ci colpiscono tre cose: - la prima che Vito Mancuso si definisca cattolico quando in sostanza si muove spesso su posizioni di dissenso usando il mezzo televisivo e non i canali leggittimi della comunità ecclesiale e del confronto (ammesso che ce ne sia bisogno) con i pastori. Curioso che inviti la gerarchia ad essere prudente e a non "alzare la voce" quando lui fa di tutto per mancare di prudenza, di senso di appartenenza ecclesiale e "pacatamente" (?) in maniera sibillina "alza e potenzia" la sua voce apparendo in contesti che generano confusione etica o gossip da salotto come le trasmissioni di Gad Lerner. Pur di apparire.

- in secondo luogo la maggior parte non ricorda che Beppino Englaro ha fatto la solita trafila del degrado etico passando anni fa dal Maurizio Costanzo show. Allora però non faceva appello sostanzialmente alle "presunte volontà di Eluana" ma alla sua situazione "disumana" di sofferenza. Spostato il vento del relativsmo nell'auto-determinazione selvaggia, spostato il comune sentire sul delirio di onnipotenza delle proprie volontà ha cavalcato questa pista. Magari consigliato dai soliti guru del relativismo.
Si ricordi dunque la differenza degli accenti della propria battaglia iniziale e si ricordi che tutto ha avuto inizio nel capolavoro del relativismo che sono le trasmissioni mediaset di Costanzo e company.
Una strategia sulle corde non solo di un dolore reale (innegabile e indicibile) ma anche di una emotività strumentale passata da:
 massima visibilità - successiva legittimazione legislativa (e quindi con parvenza di oggettività) su un problema personale - richiesta attuale di discrezione e di silenzio.
In sostanza nessun servizio vero ad Eluana e a tutti quelli che come lei vivono la stessa condizione.
Un rapporto quasi simbiotico costruito tra i propagatori dell'ideologia auto-deterministica ed eutanasica e Beppino Englaro.
Non si sa bene chi ha usato chi, per ottenere i propri scopi.

- in terzo luogo siamo spiaciuti che un giornalista cattolico come Luigi Accattoli si presti, con la scusa della neutralità, a dare voce a Vito Mancuso e a perpetuare il finto criterio del dibattitto che conferma il relativismo etico presente. Il Corriere, da qualche anno a questa parte, sui problemi di tipo etico è un susseguirsi di posizioni e di smentite, di affermazioni e di contrari. Non ci si dimentichi la massiccia campagna a favore del Referendum della legge 40 di questo curioso giornale. Una direzione a dir poco opportunista.
Sappiamo che bisogna lavorare e bisogna mangiare... ma meglio cambiare mestiere che prestarsi ai giochetti relativistici, gossippari e talvolta sondaggistici di certa stampa. Certo lavoro non è più neutro ma connivenza con orientamenti che non fanno bene alla Chiesa e soprattutto non fanno bene all'uomo, anche se hanno il paravento di essere giornalistici.

© Zammerù Maskil