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07/05/2009
Intervista.

Per il vescovo di San Marino Luigi Negri bene ha fatto "Avvenire" a richiamare la sobrietà. Non è necessario però che il premier sia come san Luigi di Francia. «Contano le azioni in politica».

Di Paolo Rodari

Monsignor Luigi Negri, sessantasette anni, milanese, ordinato vescovo dal cardinale Dionigi Tettamanzi nel 2005, è uno degli ultimi vescovi destinati a una diocesi italiana da Giovanni Paolo II, quella di San Marino. Già docente di Introduzione alla Teologia e di Storia della Filosofia alla Cattolica di Milano, esperto di dottrina sociale della Chiesa, ha ideato la Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II che ha lo scopo di diffondere il magistero sociale della Chiesa e, in particolare, favorire la riflessione e lo studio sistematico dell'opera e del pensiero di Wojtyla.
Col Riformista, interviene su quanto ha scritto ieri il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire a proposito della vicenda che coinvolge Veronica Lario e Silvio Berlusconi.

Monsignor Negri, legittimo da parte del quotidiano dei vescovi il richiamo alla sobrietà?
Per me, che vengo dalla tradizione ambrosiana, la sobrietà è un qualcosa d'importante. Già il grande sant'Ambrogio insegnava la sobrietà. Essa, insieme alla temperanza, ricorreva spesso nelle sue opere. La sobrietà è un invito a vivere nella Chiesa come nella società con il rispetto di se, di Dio e degli altri.
Per i vescovi, dunque, è una virtù importante per un uomo politico.
Non c'è sobrietà se le vicende personali vengono usate come clava contro gli altri. Non c'è sobrietà se la propria vita privata viene usata sui media e sui giornali per scopi politici. In questo senso mi sembra che l'invito di Avvenire sia verso tuttte le parti in causa. Nessuna esclusa.

Beh, è stato innanzitutto un richiamo a Berlusconi.
L'invito è a Berlusconi ma anche a tutti. Non ad alcuni invece che ad altri. E neppure ad alcuni più che ad altri. Tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali e politiche dovrebbero non tradire il principio della sobrietà. Se non piace sant'Ambrogio, c'è anche Aristotele: lui parlava di sobrietà e mitezza. Anche a lui ci si può rifare.

I cattolici potranno cambiare a chi indirizzare il proprio voto a seguito di questa vicenda?
Non vorrei entrare sulla questione del voto dei cattolici. I quali sono sempre liberi di votare per chi credono. Il punto è un altro: nessuna epoca è immune da situazioni immorali, da vicende personali poco edificanti. È per questo che ciò che i cittadini, più che i cattolici, dovrebbero chiedere a un personaggio politico, a un presidente del Consiglio, è che lavori per il bene della polis. È che lavori per il bene comune del suo popolo, della sua gente. Che lo scopo del suo agire sia il bene di tutti. Poi, certo, se la dirittura morale dì questa persona è simile a quella di san Luigi di Francia o di Carlo D'Asburgo bene. Anzi, benissimo. Ma di per sé questa dirittura morale non è a tutti i costi necessaria.

Insomma la vita privata di Berlusconi non è affare di Stato?
Voglio dire questo: la vita privata di un uomo politico, almeno che questi non venga a parlarmi direttamente delle sue questioni, non è in cima ai miei interessi. In cima alle mie preoccupazioni c'è quanto lui fa per la società, per il bene di tutti. Su questo lo giudico. Su questo non transigo. Sia chiaro: bene ha fatto Avvenire a richiamare alla sobrietà innanzi a una situazione che anche a livello educativo stava davvero degenerando. Ma io giudico un governo anzitutto dalle sue azioni: se, ad esempio, un uomo politico andasse tutte le domeniche a Messa e poi promuovesse i Dico avrei molto da dire.

Sul governo critiche sono giunte dal mondo cattolico in merito alla questione sicurezza. Ieri Avvenire ha detto che ricorrere al voto di fiducia sul ddl sulla sicurezza sarebbe «un grave errore». E ancora ieri monsignor Agostino Marchetto ha detto che il ddl «è migliorato» rispetto al testo originario, ma resta per alcuni aspetti «preoccupante».
Ognuno nella Chiesa fa la sua parte. Il mondo cattolico è fatto di diverse sensibilità. È giusto che alcuni siano più critici nei confronti del governo per le questioni sociali. È legittimo che se l'attuale governo compie azioni sulla sicurezza discutibili, che vi sia chi le metta in discussione.

Insomma, non siete poi così critici con l'attuale governo...
I vescovi hanno il compito di ricordare quelli che sono i princìpi generali attorno ai quali le coscienze dei singoli si possono indirizzare. I singoli cittadini sono poi chiamati liberamente a tirare le conseguenze di quanto i vescovi dicono loro.

Articolo uscito sul "Il Riformista" di giovedi 7 maggio 2009