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Di seguito la mozione del consigliere regionale, Gianni Nucera, concernente la pillola RU 486:

L’introduzione della c.d. pillola abortiva, denominata R.U. 486, ha provocato lacerazioni profonde nella società e fra le istituzioni religiose ma anche tra i massimi esponenti del mondo scientifico. Le ripercussioni socio - sanitarie assumeranno la valenza di scenari estremamente inquietanti, intaccando pesantemente valori e principi posti a fondamento del diritto alla vita e del diritto alla tutela della salute.

Non vi è dubbio che vi siano gravi discordanze sostanziali tra organismi istituzionali (Ministero del Welfare) e sanitari (Agenzia Italiana del Farmaco) in merito all’opportunità di autorizzare il commercio e l’uso di un farmaco destinato  a determinare sensibili mutamenti tra uomo e donna, ponendo nel contempo, serie implicazioni sociali, sanitarie e giuridiche e antropologiche.
 Studi approfonditi hanno accertato una serie di effetti collaterali estremamente dannosi per la salute della donna, sino a determinare, come purtroppo è stato comunicato dalla  stessa azienda produttrice, la francese Exelgyn, numerosi casi di decessi dovuti all’uso della R.U. 486. Si parla di numerosi decessi registrati anche in Italia e nella nostra regione.  Tanto che negli Stati Uniti il governo ha ordinato di contrassegnare le confezioni del farmaco con una banda nera, evidenziando che trattasi di un farmaco altamente letale per il benessere umano.  Persino la Cina, notoriamente “laicista” per eccellenza, ha imposto il divieto di vendita in farmacia e l’assunzione solo in ospedali selezionati e sotto controllo medico di tale farmaco. Autorizzare l’uso di un concentrato chimico dagli effetti a dir poco devastanti e senza alcuna certezza scientifica circa le possibili conseguenze sulla salute, impone  l’esigenza prioritaria di adottare i provvedimenti necessari per limitare l’incidenza negativa nella già complessa realtà sociale e sanitaria della nostra Nazione e della nostra regione.
 Le inquietanti divergenze di fondo in materia, esternate dal New England Journal of Medicine, “bibbia mondiale della scienza medica”, dovrebbero escludere la possibilità che il farmaco possa essere assunto liberamente senza alcun controllo o disciplina normativa che ne regolamenti l’uso a salvaguardia della salute della donna.
 Una delle vere cause della forte pericolosità sociale che ne può derivare è l’uso non controllato ed indiscriminato da parte delle giovani donne pensando di poter gestire il proprio corpo senza alcun controllo sanitario o limitazione farmacologica.
 Siamo chiaramente ad una fase di preoccupante involuzione, mal dissimulata, che in forza dell’imposizione  di una “metodologia elusiva”,  inciderà profondamente nella nostra vita individuale e nel costume della società.
 Oggi più che mai la nostra società è chiamata a fare scelte di fondo che diano identità e sostanza valoriale al senso forte dell’essere comunità, non solo attraverso provvedimenti normativi che superino “ le zone d’ombra” ma anche attraverso precisi riferimenti all’esaltazione della difesa della vita umana, recuperando una nuova antropologia che veda L’Uomo al centro delle politiche sociali, dal concepimento sino alla morte. Una nuova antropologia che utilizzi gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa come programma operativo e irrinunciabile per superare gli egoismi di una società globalizzata, che dopo aver superato l’ateismo marxista e gli effetti perversi di un liberalismo sfrenato,  deve ricollegarsi alla “ Poliarchia” solidale  cui si richiama nella “civitas caritatem” il Santo Padre Benedetto XVI.
 Gli effetti negativi dell’uso della R.U. 486 stridono anche con la stessa legge 194/78 poiché il controllo sanitario viene del tutto abolito nel suo uso, i cui effetti degeneranti daranno implicazioni negative peggiori della stessa legge 194/78.
 Per tali motivi ritengo doveroso che il Consiglio regionale della Calabria si pronunci sui punti nodali inseriti nella proposta di mozione  tendenti :  a) a verificare quante donne hanno fatto ricorso alla R.U. 486 a  partire dalla sperimentazione e successiva diffusione ; b) a garantire nei confronti delle donne che chiedono l’interruzione della gravidanza sia farmacologica che chirurgica il c.d. consenso informato ; c) a disporre la sospensione dell’utilizzo della R.U. 486 in attesa che si faccia chiarezza sulle controindicazioni della stessa, anche alla stregua dell’esperienza di altri Paesi ; d) che sia fatta un’indagine attenta su tutti gli ospedali pubblici e le strutture sanitarie convenzionate sull’applicazione della legge 194/78 e sui risvolti psicologici che le donne, che si sono sottoposte a tale metodo contraccettivo, hanno avuto nel nostro territorio.
       

On Giovanni Nucera   
Consigliere Regionale della Calabria

© www.strill.it 14 agosto 2009