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A margine della Conferenza Internazionale di Parigi dell’11 settembre 2009.
Il Consiglio d’Europa ha organizzato a Parigi per l’11 settembre, una conferenza internazionale sul tema : “Quale futuro per i diritti umani e la democrazia in Europa? Il ruolo del “CdE”.
La tematica che si pone è molteplice, diversificata, tendente ad esaminare le diversità culturali ed il rispetto dei diritti di ogni persona con lo scopo di giungere una maggiore coesione sociale, come è l’obiettivo prioritario della Costituzione Europea nel Preambolo che “pone la persona al centro della sua azione” (Parte II° - Carta dei diritti fondamentali dell’Unione) e “diritto alla propria integrità fisica e psichica (art.II°-63 n.1).
Ma in ambito UE i valori di difesa dei diritti umani anche se dichiarati da vari esponenti di rilievo della Unione Europea, pare, non apparire in sintonia con i principi di preminenza del diritto e per una valutazione, prendiamo ad esaminare, a mo’ di esempio, un “episodio” dove si coinvolgono diritti umani e preminenza del diritto.

1.) Il fattaccio” avvenuto a Roma, dove un padre di nazionalità francese con problemi psichici, tale Julien Monnet, ha violentemente sbattuto sul selciato innanzi la scalinata del Milite Ignoto il 19 luglio 2008 la propria figlia di 4 anni, apre, secondo il nostro modesto parere, un contenzioso sulla carenza di una legislazione unica europea, applicabile sui “casi” inerenti disturbi di natura psichica.
Da notizie diramate dalla stampa italiana, pare, che il Monnet in un primo tempo abbia subito il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) che si configura ”solo se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici” (art.43 comma 3° legge 833/1978), dopo di ché ,pare, che sia stato trasferito al carcere di Regina Coeli per aver commesso il reato di tentato omicidio.
Ma il trattamento riservato a questo straniero è compatibile con la tutela della salute psichica in ambito europeo nella salvaguardia dei diritti umani e nella preminenza del diritto?
Supponiamo che il Monnet come pronto intervento sanitario abbia subito il TSO secondo i principi della legislazione italiana, appare contraddittorio che l’incriminato date le sue condizioni di squilibrio mentale debba scontare eventualmente la sua detenzione in un carcere normale e non in un ospedale psichiatrico giudiziario!
Il Codice Penale italiano stabilisce nelle “Misure di sicurezza personale” che le persone che hanno “commesso un reato e ritenute socialmente pericolose”sono elementi per cui è previsto l’internamento in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
Ci chiediamo, però, questo tipo di penitenziario serve solo a punire il reato commesso, oppure come sarebbe legittimo si preoccupa anche di curare il “malato”, come ha rilevato nella Relazione il dr. Alvaro Gil-Robles ex Commissario Europeo per i Diritti Umani con “strutture vetuste” e la necessità di “offrire alle persone affette da disturbi psichiatrici ed alle loro famiglie delle strutture adatte alle loro malattie” conformemente all’art.3 paragrafo b) nonché all’art.8 della Risoluzione (99) del Comitato dei Ministri. (Starsburgo 14 dicembre 2005 Comm. DH 2005.9).
Ora nel “caso Monnet” in esame, è stato osservata l’importanza della promozione della salute mentale che importanti documenti europei citano, ma non concretizzano, per agire in maniera efficace e coordinata ?
A giudicare da “questo fatto” e secondo il nostro modesto avviso, l’assenza di una Direttiva Specifica Comunitaria Europea e la carenza di questa proposizione legislativa non ha consentito di dare, al Monnet, quella uguale assistenza, tutela della salute e della sicurezza che dovrebbe competere a tutti i cittadini della UE di cui al Titolo II° Art.II-66 della Costituzione Europea !

2.) Allora viene spontanea una domanda : se siamo un “corpo unico” “una casa comune”a tutti gli effetti, perché la Comunità Europea non è competente ad emanare una Direttiva specifica limitata e circoscritta per i sofferenti di questa patologia,? (ai sensi del principio di sussidiarietà di cui nel Titolo III° all’art.I-11 comma 1° e 3° e nelle azioni di sostegno e complemento ai sensi dell’art.I-17 lettera a)
Debbo sottolineare che ho inoltrato alla Commissione Europea, primo in Europa, una Petizione registrata al n.146/99 e la Commissione per le Petizioni riconosceva nella sua risposta l’opportunità di adottare in seno al Consiglio una raccomandazione rivolta agli Stati membri, un atto non vincolante, ma ribadiva l’esclusione di competenza dell’Unione nel settore della sanità pubblica, pur attribuendo alla salute mentale una maggiore importanza ( lettera a noi inviata prot. PE 290.531 29 maggio 2000 ).
In tale ottica la Comunità si è mossa adottando il 23 settembre 2002 ( Decisione n. 1786/2002/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio) un programma d’azione comune nell’ambito della salute pubblica prevedendo misure specifiche legate alla salute mentale.
A n/s richiesta al Presidente del Parlamento Europeo per adottare una Normativa, Risoluzione o Direttiva Comunitaria uguale per validità in tutti gli Stati membri UE, nella risposta affermava tra altro “anche se nel settore della sanità pubblica ed in particolare quella inerente la salute mentale, l’azione comunitaria può essere solo complementare alla politiche nazionali”( lettera ricevuta il 1 ottobre 2008 prot. n.316456)
Ma il Parlamento Europeo nulla ha fatto per codificare e regolamentare il “bubbone malattia mentale”.
La n/s Associazione vista la inadeguata attenzione della Costituzione Europea che rimarca la parola disabilità nel Titolo 3° art.II-86, ma non comprende specificatamente l’handicap mentale, ha inoltrato ai sensi del Titolo 5° art.II-104 della stessa Costituzione al Parlamento Europeo una Petizione il 21.12.2004 .richiedente anche in virtù del principio della sussidiarietà e proporzionalità una specifica Normativa, Direttiva Comunitaria, Risoluzione, cioè un uguale provvedimento legislativo sui portatori di handicap psichici per tutti gli Stati membri della Unione Europea.
La Commissione Europea per le Petizioni ha respinto questa nostra richiesta dichiarandosi “non competente” ( lettera del 10 gennaio 2005 prot.PS/rq 02 Com.PETI 2005 D/1087 UE) e pertanto la n/s Associazione ha inoltrato alla “Corte Europea per i Diritti dell’Uomo” di Strasburgo il Ricorso n.44330/06 per ottenere una sentenza che dia adito all’assunzione di una Direttiva Comunitaria uguale e nella stessa valenza in tutti gli Stati UE.
La ”Corte Europea per i Diritti dell’Uomo” ( lettera 27.11.2008 CEDH-LIT 1.OR CD% PC/ENI ahu) ha dichiarato il Ricorso irrivecibile scrivendo letteralmente la insostenibilità: “ di un diritto invocato che non figura tra i diritti e le libertà garantiti dalla Convenzione”. (Quale ?) ”Ne consegue che il Ricorso è incompatibile ratione materiae con le disposizioni della Convenzione ai sensi dell’articolo 35/3.La decisione adotta dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo è definitiva”.
Fin qui la Sentenza che non commentiamo, ma che riteniamo assolutamente non convincente per le motivazioni giuridico-sociali addotte non rispettanti le esigenze e le necessità della gente, dei diritti e delle libertà, norme garantite e sostenute dai Trattati Internazionali.

3.)Tutti sappiamo che la salute è un patrimonio inestimabile e per tutti costituisce una norma fondamentale per garantire la pace e la giustizia fra i popoli.
La definizione di salute proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità del 22 luglio 1946 la definisce come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo assenza di malattia o di infermità.
La condizione sanitaria dei singoli individui, delle famiglie, delle comunità e delle Nazioni, specialmente Europee, è determinata da variabili condizioni ambientali, biologiche, psicosociali, socio-culturali, economiche e politiche.
In Europa fattori economici riguardanti la sanità pubblica “sono di competenza degli Stati membri”, ripeto, come ha risposto la Commissione per le Petizioni della Commissione Europea alla Petizione n.146/99 da me inoltrata nel 1999 ( per la prima volta in Europa una persona che solleva il “problema”), tuttavia continua la Commissione : “i problemi relativi alla salute mentale acquistano un’importanza crescente nelle discussioni al vertice delle Istituzioni Europee ( risposta del 29 maggio 2000 CM\412554IT. Doc. PE 290.531).
Ma ci devono ancora dire come risolverli questi problemi!
Quindi la questione economica colpisce la pianificazione e l’attuazione sanitaria nonché l’accesso alle cure sanitarie, la qualità dei trattamenti, la ricerca ecc.
La promozione della salute, la prevenzione delle malattie connessi alla salute ( fumo, droga, malattie sessualmente trasmissibili, violenza ecc.), sono responsabilità congiunte per tutti gli Stati, per quanto ci riguardano quelli nell’Europa dei 27.
Ora nell’ambito della salute mentale in UE tali considerazioni assumono una rilevanza particolare.

4.) L’Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia che 450 milioni di persone nel mondo sono affette da problemi mentali, neurologici o comportamentali e che 873 mila persone si suicidano ogni anno.
Il disagio mentale costituisce una vera e propria emergenza socio-sanitaria.
Il 25% dei Paesi non ha una legislazione in materia; il 41% non ha una politica definita per la salute mentale; nel 25% dei centri sanitari i “malati” non hanno accesso ai farmaci psichiatrici essenziali; il 70% della popolazione dispone di meno di un psichiatra per 100.000 persone.( Fonte Chiesa Cattolica).
Per promuovere la salute mentale, la Unione Europea punta sulla prevenzione :
a.) In “Europa dei 27” i disabili sono oltre 50 milioni: 1 su 10 incontra difficoltà con barriere architettoniche, 1 su 7 soffre di depressione o ansia, 1 su 3 soffre di disturbi mentali ( da Esemd- European study of epidemiology of mental disease), si calcola su circa 18 milioni di persone la sola depressione “brucia” il 4% del PIL; “il numero dei suicidi supera quello dei morti per incidenti stradali” “la malattia mentale è il killer invisibile in Europa”.( dr. Markos Kyprianou Commissario Europeo responsabile della Sanità Pubblica 12 gennaio 2005 Conferenza Ministeriale Europea dell’Organizzazione della Sanità a Helsinki). Jaques Barrot V.Presidente Commissione Europea ebbe a dire che “si impegna a prendere in esame le misure atte a garantire con la massima efficacia i diritti delle persone con mobilità ridotta”…per “un primo passo verso un’Europa migliore in cui nessun cittadino sia discriminato per nessuna ragione ( lettera a me pervenuta in risposta a nostra domanda con prot.FLM/ad D 2005 14.4.2005).
Fra i Documenti varati dalla UE, per brevità, ricordo la Dichiarazione EUR/04/5047810/6 Helsinki 12/15 gennaio 2005 n,52668 sulla importanza da attribuire alla salute mentale emersa nella Conferenza OMS ; la Decisione n.1786/2002/CE del Parlamento Europeo e del Cosniglio del 23 settembre 2002 che adotta un programma d’azione comunitaria nel campo della sanità pubblica (2003-2008) è intesa ad affrontare le preoccupazioni fra i cittadini a livello di protezione della salute, anche mentale, nelle considerazioni ai punti 9 e 18 e nell’art.2 punto b) ed all’art.3 punto II) fissando per l’attuazione del programma nell’art.7 milioni 312 di eur. Il Documento denominato “Green Paper” (“Libro Verde”) è una riflessione su una tematica politica specifica della Commissione Europea a livello europeo che rappresenta un primo passo verso sviluppi legislativi. Ma non viene ancora prospettata la opportunità di una Direttiva Comunitaria.
Ogni anno, sottolinea il “Libro Verde” della Commissione Europea, oltre il 27% delle persone dai 18 ai 65 anni soffre di qualche forma di disturbo mentale.
La depressione, primo disordine funzionale della persona umana, colpisce oltre il 6% degli europei, spesso i giovanissimi ne soffre il 4% degli adolescenti e più del doppio (il 9%) dei diciottenni.
Pericolosa, poi, la depressione post-partum, da non sottovalutare gli ambienti scolastici, il lavoro ecc.
Il triste primato dei suicidi, in Europa, conta ogni anno oltre 58 mila vittime contro le 50.700 per incidenti stradali. Il numero più alto di suicidi è in Lituania con 44 vittime ogni 100.000 abitanti, ma tassi alti si segnalano in Ungheria il 25,4%, in Finlandia il 19.9%, in Austria il 17%, in Francia 16,8%, in Polonia 14,7%, nella Repubblica Ceca il 13,7%,in Danimarca il 13,0%,in Svezia il 12,2%,in Germania l’11,5%, in Irlanda il 10,5%,in Olanda il 9,!%,in Gran Bretagna il 6,8%, in Spagna 6,8%, in Italia il 6,0%. ( da “Sole 24 ore” 12 giugno 2006).
Questi aridi dati statistici sono in continua evoluzione per cui non è possibile “avvicinarsi” ad ottenere una cruda realtà quotidiana !
b.) In Italia la qualità dell’assistenza è carente, i Centri di Salute mentale sono raramente aperti 24 ore al giorno, mentre i servizi psichiatrici si trovano in posti precari, con porte sbarrate e dove legare, pare, le persone violenti, è una consuetudine.(vedi Ospedali Psichiatrici Privati, Giudiziari, Carceri).
Sono passati 31 anni dalla “rivoluzione”dalla legge 180/1978 voluta ed ispirata dal Prof. Franco Basaglia psichiatra veneziano, che “ordinò” la chiusura dei “manicomi”, ma da allora la legge è rimasta in buona parte “lettera morta”, ricorrendo facilmente in molte zone del Paese ai trattamenti obbligatori, senza che il Parlamento od il Governo Italiano abbiano rivisto le leggi che hanno autorizzato la chiusura degli ex-ospedali psichiatrici ed esprimere una normativa che tuteli i sofferenti mentali le loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini.
Con le Petizioni n.5 e n.6 al Senato della Repubblica e col n.9 alla Camera dei Deputati del 28 maggio 2008 da parte dell’Associazione “Cristiani per servire”, a mia firma, è stata richiesta una legge-quadro, strumento primario di tutela, di specifiche misure legislative d’intervento sulla malattia mentale.
Spesso ci colpisce il reiterato ricorso a richiedere misure atte a combattere lo stigma sociale, che ritenere di assoluta emergenza i malati mentali, considerando, forse, più maggior attenzione verso gli animali domestici ( per i quali non nutriamo nessuna disaffezione), collocando i primi nella serie B dell’etica sociale e morale..
Lo stigma sociale, cioè l’impronta, il suggello, la vergogna, la paura ed il timore di essere additati alla gente, non sussiste nell’animo umano e nella solidarietà del quotidiano, perché non è qui che si devono ricercare queste evenienze.
La vergogna da stigmatizzare è nelle leggi 180 e 833 del 1978 ed i vari “Progetti-Obiettivi” che si sono susseguiti in Italia, i quali non hanno garantito assistenza, strutture adeguate, finanziamenti programmati alla prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale ( per quanto possibile) dei “malati”, non prevedendo l’obbligo di cura se non quando il “malato” diventa pericoloso per sé e per gli altri.
L’esclusione, anzi direi, l’emarginazione avvilente dei malati non viene compiuta da parte della gente.
La famiglia non è garantita perché non trova il posto giusto onde curare il proprio congiunto, perché questo tipo di malati non possono essere curati in casa, né si può tenere in casa questo genere di malati.
Si deve combattere la cultura dell’assistenzialismo che ghettizza il malato.

5.) Non è possibile tacere di fronte alla continua aggressione alla serenità della vita quotidiana, anche in ambito UE!
La famiglia è “bombardata” da :
a.) stupri, molto ricorrenti, mostruose azioni che danneggiano irrimediabilmente la dignità umana;
b.) violenza, spesso spicciola tra gli adolescenti;
c.) aggressività, tra consanguinei dove spesso ci scappa il morto :
questi episodi, nella maggior parte, spesso derivano da menti non solo perverse, ma psichicamente instabili.
Non essere sensibili a questi problemi e nello specifico quelli sopraccitati, significa deludere sempre più le aspettative della società che alterna a volte insoddisfazione ed a volte indifferenza sintomo inconfondibile di malessere.
Mi permetto ricordare quanto giustamente ha affermato Mons.Francesco Follo, osservatore permanente della S.Sede all’UNESCO il 14 ottobre 2008 intervenendo alla 180° Edizione del Consiglio Esecutivo delle N.U., con estrema decisione che approviamo in toto disse : “Non dobbiamo cedere alle tentazioni di interpretazioni relativistiche dei diritti umani o ad una applicazione parziale ed ineguale secondo il ben volere di coloro che devono applicarlo” ( da Zenit 23 ottobre 2008).
Quale valore viene attribuito alla vita umana, visto che a volte occorre richiedere la sicurezza dal folle gesto, anziché la libertà del gesto ?
Questo “ andazzo” rischia di traghettare gli Stati membri della UE verso una cultura dell’egoismo sfrenato, del gelo sempre più emergente e dell’indifferenza latente da una metodologia che si va affermando autonoma e svincolata da ogni rapporto con la legge e quello che è più grave esercitata dai giovani ed ora anche dagli adolescenti.
Per queste ragioni di necessità e gravità, le famiglie di questi sofferenti e la pubblica opinione anelano ad un esame sollecito del problema “malattia mentale” da parte del Parlamento Europeo, affinché si possa addivenire ad una concreta soluzione di questo grave ed urgente disagio sociale che dia il “via” ad una Direttiva Comunitaria adeguata, efficace, chiara e categorica libera da forme che ne sviliscono l’applicazione, in ugual misura e validità uniforme per tutti gli Stati membri della Unione Europea.
Riproponiamo quanto abbiamo sempre richiesto nelle Petizioni alle Autorità Europee :
1.) Provvedimento parlamentare specifico per una Normativa, Direttiva Comunitaria di Risoluzione dell’assistenza psichiatrica, anche in virtù del principio di sussidiarietà e proporzionalità relativo ai portatori di handicap psichici uguale e nella stessa misura in cui vige in tutti gli Stati membri della UE.
2.) L’adozione di servizi reali e specifici nell’ambito delle competenze di ciascun membro della UE nel rispetto della dignità delle persone portatrici di handicap psichici, cure adeguate in strutture dotate di alta tecnologia.
3.) Attivazione della ricerca scientifico-farmacologica e sviluppo tecnologico comunitario sulla salye mentale come ogni comparto sanitario.
4.) Formazione di un Fondo Economico Speciale, anche con il sostegno finanziario della Comunità Europea per le persone indigenti, dove confluire quella parti di patrimonio o risparmi che per legge naturale andranno in eredità al “malato”, amministrato da un Ente Pubblico che costituisce naturale continuità e garanzia che il singolo tutore, curatore o amministratore di sostegno non possono fisicamente garantire, Il così detto “dopodinoi”, una dolorosa preoccupazione che assilla le famiglie di questi cittadini.
Ci permettiamo ricordare che il “fattaccio” di Roma, come altri episodi di lucide follie che avvengono in Europa come in tutto il mondo, hanno una inconfutabile matrice per cui urge una Direttiva Specifica Comunitaria inerente la malattia mentale, che attualmente in Europa comporta di conseguenza una differente valutazione discriminando una patologia che dovrebbe avere una applicazione di trattamento uguale e specifica in tutti gli Stati membri della Unione Europea, per cui, citato il “caso Monnet”che resta la complessità dei diritti umani e di preminenza del diritto, la problematica della malattia mentale resta inalterata.
Da Strasburgo in data 6 settembre 2006 in una nota del Servizio Stampa dei Media del Parlamento Europeo, di cui è Direttore-Portavoce Jaume Duch Guillot si legge :
“Il Parlamento Europeo accoglie con favore il Libro Verde della Commissione sulla salute mentale nella UE. Tuttavia i Deputati chiedono che la strategia europea ponga maggiormente l’accento sui problemi specifici delle donne e dei giovani: Ritengono inoltre che occorre dare priorità alla lotta contro la discriminazione subita dalle persone affette da patologie mentali e chiedono una riforma dei servizi della salute mentale affinché poggino su una assistenza di qualità, in famiglia od in Centri Protetti”.
Siamo in attesa di risposta dal Presidente del Parlamento Europeo sulla “problematica”.
In conclusione ove si negasse al rapporto de quo il diritto di riconoscimento dell’handicap psichico, ma si capirebbe cosa esso in realtà sia, si compirebbe una discriminazione di cui all’art.13 del Trattato della Comunità Europea, a meno, dunque, di non creare una nuova figura giuridica al pari, se mi viene consentito il paragone, di un fantasma senza nome e senza volto che si aggira nell’ambito della Unione Europea di cui tutti cercano di liberarsi.
Chiediamo al Consiglio d’Europa nella Conferenza di Parigi di dirci:
quale futuro hanno i diritti umani ? ;
quale certezza di diritto hanno questi “malati psichici” ? ;
quale certezza hanno le loro famiglie ? ;
quale sicurezza hanno le popolazioni europee ? ;
come far coesistere diversità culturali ? ,
come vengono rispettati i diritti di ogni persona al fine di raggiungere una maggiore coesione sociale ?

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