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Mai dire mai! E mai mi sarei aspettato di vedere Vittorio Feltri impegnato in un’operazione di “chiarificazione” così contorta da ricordare la disinformacija di stampo sovietico. Mi riferisco all’editoriale di sabato scorso nel quale Feltri dichiara di voler chiarire la situazione, visto che “l’orchestra dei media” ha “ribaltato il bambino nella culla” per dare torto a lui e al suo giornale. Lo fa in sei punti, che vale la pena di discutere.

In un primo punto, Feltri si chiede cosa ci sia di tanto “scottante” nel fascicolo di Boffo da aver tenuto lontani i giornalisti per tutti questi anni, tranne Panorama che pubblicò la notizia (pare di capire che anche Libero, diretto dallo stesso Feltri, si tenne alla larga) e accusa anche il Gip di Terni di aver nascosto “le marachelle” di Boffo, impedendo l’accesso dei giornalisti al fascicolo. Quindi “è normale sospettare vi siano cose imbarazzanti”. La certezza delle prime ore su fatti acclarati è diventata ora un semplice sospetto di possibili cose imbarazzanti.

Un lungo secondo punto è dedicato alla difesa della decisione di pubblicare “la minima documentazione, cioè il decreto di condanna penale accompagnato da una breve spiegazione su un foglio”. Feltri si guarda bene dal precisare che questo documento era tanto probatorio da essere pubblicato da Avvenire come elemento di difesa: si tratta di un documento del tutto anonimo con riferimento a fatti non presenti nel decreto e giustamente qualificato da Boffo, e non solo da lui, una “patacca”. Tuttavia, questo “documento” è la base delle accuse rivolte a Boffo.

Feltri sostiene anche che proprio il “finimondo” provocato dalla pubblicazione di questa “notizia vera” ne dimostra il “grande interesse pubblico”. Mi sembra una esilarante inversione tra causa ed effetto: pubblicare la notizia (falsa) di una relazione omosessuale del direttore del quotidiano della Cei con il marito della signora molestata telefonicamente poteva forse destare indifferenza?

Nel terzo punto il Nostro la butta in politica, immaginando cosa sarebbe successo se si fosse trattato di un politico del centrodestra, ma Boffo è uno di sinistra, ecco perché lo difendono, e si meraviglia di essere attaccato anche da esponenti della maggioranza. In realtà chi ha seguito attentamente la direzione di Boffo dell’Avvenire in tutti questi anni sa bene quanto sia stata improntata alla massima correttezza.

Già che c’è, Feltri cita il Papa per accusare i vescovi (ma, precisa, non tutti) di aver salvato peccatore e peccato e di dare addosso a chi “il peccato ha riferito”. Credo i vescovi si siano mossi per l’accusa di relazione omosessuale con un uomo sposato. Il punto è che tale relazione non c’era, e non essendoci il peccato, i vescovi hanno assolto anche il peccatore. E per le molestie hanno dato credito alla versione di Boffo.

Anche nel quarto punto Feltri difende Berlusconi: come, su quest’ultimo si può sparare perché uomo pubblico e su Boffo, “portavoce dei vescovi detentori di un potere immenso anche politico”, invece no?  E riafferma che il problema è che Boffo non ha criticato le scelte di governo, ma la vita privata di Berlusconi, proprio lui che tiene nascosta la sua “macchiata” condotta privata, non facendo vedere le carte che lo riguardano. Qui Feltri parla solo di molestie telefoniche, ma se le carte rimangono nascoste, aggiunge, “ forse non è una stupidaggine” come sostiene Boffo.

Feltri sembra dimenticare che la vera vita privata di Berlusconi come persona, e non come premier, è stata messa in discussione pubblicamente da sua moglie, due anni fa con la lettera a Repubblica in cui chiedeva pubbliche scuse e con quella di quest’anno all’Ansa, che ha costretto Berlusconi a una secca replica in un “Porta a porta”: «è una menzogna che io frequenti ragazze minorenni, Veronica si scusi e riconosca pubblicamente l'errore». Ma forse per Feltri tutto questo, e si tratta del nostro primo ministro, è una bazzecola in confronto a un caso, pur deprecabile, di molestie telefoniche.

Il quinto puntorappresenta l’apice della disinformacija. Feltri si difende sdegnato dall’accusa di aver dimostrato “ un certo disprezzo per i gay” e afferma di non aver mai espresso, nella sua lunga carriera giornalistica, “un giudizio negativo sugli omosessuali”. Piuttosto, aggiunge, “…un quotidiano cattolico della Cei (contraria a ogni pratica sessuale non ortodossa in base alle Scritture) può essere diretto da un signore eventualmente omosessuale? Su questo le eminenze sorvolano…” Eh no, caro Feltri! Le Eminenze non sorvolano su un bel niente, e Lei che nasconde le macerie sotto il tappeto.

Lei ha iniziato la sua campagna strillando a tutta pagina che il direttore di Avvenire era stato condannato per molestie telefoniche alla moglie dell’uomo con cui aveva una relazione, evidentemente omosessuale. Allora, Lei non usò il termine “eventuale”, ma un trionfante carta canta. Poi il Suo stesso giornale, ben custodite in articoli nelle pagine interne, ha cominciato a pubblicare le smentite. Nessuna coppia sposata, ma due fidanzati: si dirà, non è una grande differenza, soprattutto adesso che il matrimonio sembra essere un po’ in ribasso. Ma Lei al secondo punto dell’editoriale sostiene di aver ben accertato “ la fondatezza dei fatti”, e Le è sfuggito questo particolare, o faceva più notizia un cattolicone sfasciafamiglie e per di più “dell’altra sponda”?

Ma poi è caduta anche la questione dell’omosessualità, perché lo stesso Giornale ha dovuto ammettere che i rapporti sessuali di cui parlava il decreto erano quelli tra i due fidanzati, e gli amici del fidanzato, intervistati, si sono fatte quattro risate all’idea che costui fosse gay. Pur con tutta la buona volontà, qui non si tratta più di imprecisioni: il termine esatto è falsità. Falsità che hanno coinvolto Boffo e il fidanzato e che hanno danneggiata ancor di più la ragazza, che oltre le molestie telefoniche si è vista attribuire un fidanzato che la tradiva, con un uomo. A questo punto a che servirebbe l’accesso al carteggio, a rendere pubbliche le molestie alla ragazza? E della sua vita privata non interessa a nessuno? O forse, viene il dubbio, interessa solo a Boffo.

Il sesto punto è l’unico su cui mi sento di convenire, dato che Feltri nega di essere un killer al servizio di Berlusconi. Forse Feltri è solo al servizio della sua megalomania che gli impedisce di ammettere di avere preso una solenne cantonata, per la quale hanno pagato diverse persone. Ma lui preferisce continuare a pubblicare insinuazioni, all’insegna del “Calunniate, calunniate, qualcosa resterà”.

Augusto Lodolini

© il Sussidiario - 8 settembre 2009