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Uno spin doctor politico per l'Italia

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Nelle tante vicissitudini che la Torre di Babele della politica sta offrendo in questi n/s tempi, è bene considerare la famiglia quella che necessita di assegni familiari, politiche per la casa, servizi per l’infanzia ecc, ma non trascurare l’altra faccia della famiglia dove insiste un malato disabile, incurabile od in fin di vita, manifesta un distorto significato al vivere civile.

Pare che siano ventilate notizie provenienti dall’Inghilterra molto preoccupanti.

Sarebbero stati abbandonati a se stessi malati in fin di vita od in gravissime condizioni di salute, senza alimentazione, idratazione , cure mediche e sedati fino al decesso.

Non vorremmo che uguale “sistema” avvenisse in Italia a causa del superamento di quel “budget del ricoverato” che, pare, assilli i sistemi economici-finanziari ospedalieri.

Ecco, se veri, questi due esempi di rilevanza non comune denunciano non un concetto di malasanità, ma di una sanità malata.

Forse ci vogliono propinare come morire, dove e quando sino ad arrivare a rendere legale quanto di astruso si va inserendo nella gente.

L’opinione pubblica e noi con essa riteniamo doveroso, essenziale e non procrastinabile che il Servizio Sanitario Nazionale o meglio il Ministro del Welfare chiarisca il diritto inalienabile di ogni paziente, indipendentemente dal fatto che i costi dei malati sono notevoli.

Questo al fine di garantire a qualunque persona diversamente abile, invalido od in fin di vita, il diritto alle cure sanitarie, alla nutrizione ed all’idratazione, secondo i dettami dell’art.25 lettera f) della “Convenzione sui diritti delle Persone con Disabilità” dell’ONU e ratificata dal Governo Italiano il 20 febbraio 2009, che letteralmente recita :”impedire il rifiuto dell’assistenza sanitaria o dei servizi sanitari nonché di alimenti o liquidi a causa della disabilità”.

Nei momenti difficili della vita, specie della vita altrui in cui domina la sofferenza, non possiamo noi membri di una società civile, formata soprattutto da cattolici, di non restare in scatole chiuse, o sull’aventino di un pensiero individuale ed egoistico, guardando il S.Vangelo come dice  il Card.Dionigi Tettamanzi, ma bisogna avere il coraggio di prendere coscienza della n/s sensibilità interiore, che ci dovrebbe spronare e stimolare a fare una seria verifica dentro di noi per valutare quella vita altrui nonostante la sofferenza.

Vogliamo dire con molta umiltà e semplicità che bisogna continuare su una rete di umanità, in un tessuto di coesione per divenire un progetto comune di intenti tanto da farne un nucleo di forte aggregazione così da rendere concreta la dimensione della solidarietà.

Mai come in questi tempi la Chiesa, i suoi Vescovi, il Santo Padre, giustamente, richiamano l’uomo alla sacralità della vita e mai come in questi tempi l’uomo della strada anela ad una vita sicura, serena e solidaristica.

Questi “richiami” ci devono indurre ad uscire dalle secche dell’egoismo verso l’etica dell’amore e della solidarietà, mentre con la scarsa considerazione di “vedute”, mi si perdoni, si vuole aiutare a creare un riformismo per buona parte inaccettabile e dobbiamo rispondere con determinazione difendendo quei determinati valori etici sicuramente non negoziabili.

Previte

http://digilander.libero.it/cristianiperservire