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Uno spin doctor politico per l'Italia

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nessunoLa politica di questi anni ci ha abituato, ridondantemente assuefatto, che ciò che conta sono i giochi politici.
Non conta realmente la famiglia. Non conta realmente la solidarietà e la sussidiarietà. Non contano i disabili. Poco conta il lavoro.
Non contano le intenzioni del popolo per cercare vie democratiche di governo.
Per certi versi non contano neanche i "valori non negoziabili".
Perché sebbene questi siano eticamente fondanti ed omnicomprensivi - e su questo chi scrive non ha nessun dubbio - c'è chi se ne appropria per fare steccati e per legittimarsi.
E' tecnica e tranello, usato in altro campo di valori, dalla sinistra nei decenni passati che ha monipolizzato come propri i criteri biblici ed evangelici di solidarietà e sussidiarietà.
Anche qui stravolgendoli, immanentizzandoli e facendone nicchia e propietà politica. "Cooperative" stataliste e di organizzazione capillare del territorio ma con matrice, ovviamente, socialista e filo-comunista.
Invece i valori, in primis quelli non negoziabili e poi quelli di sussidiarietà e di solidarietà, succesivamente quelli di partecipazione democratica alla vita di un paese (sociale e politica), non sono proprietà di nessuno.
I valori invece giudicano tutti. Nessuno può dire li ho in tasca. Ma piuttosto è onesto dire questi mi giudicano le scelte quotidiane, politiche, sociali.
Questi valori, e la loro gerarchia interna, giudicano le mie scelte politiche. Questa antropologia, perfettamente realista, mi muove a scegliere le vie più opportune per il bene mio e dei miei simili.

Siamo ancora ben lontani, eccetto sparuti casi nobilissimi, dall'avere una presenza cattolica e autenticamente laica in politica.
Manca, in genere, una radicale formazione alla Dottrina Sociale della Chiesa, al Diritto naturale e alla Morale naturale.
Siamo reduci di commistioni ideologiche antiche, che oramai servono solo ad insegnare dove non mettere i nostri passi futuri.

Anche movimenti "nuovi" come le "cinque stelle", in realtà sono fortemente influenzati da queste dialettiche e categorie antiche che si coniugano - malamente - con un populismo devastante.
Sembrano nuovi ma in realtà sono decisamente e anticamente ideologici. Hanno solo la "spinta adolescenziale" del: qui è tutto marcio mò arriviamo noi.
Coniugando, tra l'altro, una visione errata della "rete" che non è altro che il solito vizio capitale della Torre di Babele, che sembra unire "per farsi un nome" ma alla fine spaccherà ancora più di prima.

La politica ha bisogno di fondamenta serie, di antropologie serie e realistiche, di forza morale e non di spinta ideologica.
Ma la forza morale si costruisce giorno dopo giorno con tanta disciplina (di sé) e tanto amore; per sé e per gli altri. Stando a servizio per il vero bene e il destino dell'uomo.
La politica esige una perpetua conversione morale, una dignità ed un rispetto ascetici.

Frequenti sono invece le commistioni ideologiche sinistroide, destrorse, socialistoidi, liberaloidi, ecc.
Ciò che conta, alla vita politica attuale, sono gli equilibri e gli obiettivi - auto-referenziali e spesso ingiustificati - di chi sta al "potere".

Leggiamo, oggi, su Avvenire che l'On. Bersani abbia dichiarato (qui): Che il Parlamento si esprima in modo conclusivo sulla legge sulle Dat, cioè su un testo di legge di iniziativa parlamentare, sarebbe un’operazione «strumentale», addirittura una «forzatura». Parola di Pierluigi Bersani, leader del Partito democratico.
Questo solo per fare un esempio di sinistra; ma altrettanti ne troveremmo - di "paragnosti" - a destra, a cominciare dalla Regione Lazio, e al centro con le posizioni equivoche e ambigue dell'UDC.

Senza perdere la speranza e la voglia di lottare - ci mancherebbe altro - ma è legittimo dire: aò, ma in quali mani siamo? Ma chi è questa gente?
Certo pretendere un pò di vergogna sarebbe troppo ma almeno, dai, un lieve rossore?

Paul Freeman