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Da E' Famiglia. "Amore liquido" è il termine con cui il sociologo polacco Bauman definisce i legami affettivi di oggi, sempre oscillanti tra il desiderio di stabilità e la paura di farsi ingabbiare da una relazione stabile.

Si preferisce il "finché dura" a quel "per sempre" che spaventa e pone dinnanzi una prospettiva che si teme di non riuscire a sostenere. «Dopo un paio di storie finite male finalmente ho incontrato un ragazzo giusto con cui ho vissuto quasi due anni – mi confida Roberta, conosciuta in uno scompartimento dell’intercity Venezia Roma – poi ho scoperto che contemporaneamente aveva una relazione con un’altra donna e così sono tornata dai miei».

La "liquidità" della vita moderna suggerisce un tipo di legame all’interno del quale ci si può connettere e disconnettere a propria discrezione illudendosi che questo non abbia conseguenze sulla vita. È un po’ la logica di internet, dove si esiste solo quando si è connessi. E proprio dal web è partita una controproposta a questa mentalità con il blog www.sposisubito.it, nato dall’esperienza di alcune coppie venete per consigliare ed incoraggiare i fidanzati che stanno pensando al matrimonio cristiano. «Ci piacerebbe sposarci in chiesa – scrive ai redattori del blog Luana di Sondrio – ma sto ancora finendo di studiare e non abbiamo i soldi per la casa».
Il problema è concreto ma spesso, più che le difficoltà reali, è la paura di tuffarsi a farla da padrone. Così nella sezione del sito "alibi da sfatare" si cerca di smontare difficoltà presunte o sovradimensionate che tengono lontano il matrimonio: partendo da «non vogliamo fare gli errori dei nostri genitori» per giungere a «non ce la sentiamo di far nascere un figlio in questo mondo pieno di odio e di sofferenza», si incontrano anche nel web una serie di paure e di ansie da sciogliere nel bicchiere della fiducia.

Ma chi può aiutare i fidanzati a compiere il grande passo? Dovrebbero o potrebbero farlo le famiglie di origine qualora riuscissero a mantenere un giusto equilibrio tra l’intrusione indebita e la totale estraneità. Ricordo il volto triste di una ragazza accompagnata in canonica da una madre invadente per iniziare le pratiche necessarie alle nozze. Di fronte alle obiezioni del parroco nei confronti di una richiesta di matrimonio priva delle condizioni di base la madre si era dimostrata scandalizzata mentre la figlia, una volta fatta uscire la donna dalla stanza, aveva dichiarato tra le lacrime: «Le chiedo se sia possibile celebrare almeno una specie di rito, una benedizione in abito bianco perché mio padre ci tiene assolutamente a vedermi sposata in chiesa e ha minacciato di cancellarmi dall’eredità se non lo farò», e non di rado la paura di deludere genitori e parenti diventa più forte delle scelte della coppia. Se non aiuta coccolare e viziare i trentenni fra le mura della casa d’origine non aiuta nemmeno perderli di vista perché «si tratta di cose loro, private». Anche le istituzioni dovrebbero o potrebbero fare la loro parte con politiche che favoriscano la famiglia e facciano da calmiere all’economia che ci ruota attorno.

E l’ambito della fede? Per un po’ di tempo ha tenuto banco nei tabloid inglesi la vicenda dell’attrice ventenne Coleen McLoughlin che ha chiesto al fidanzato, il celebre calciatore del Manchester Wayne Rooney, di riprendere il suo cammino di fede in vista del matrimonio. Sorrisetti a mezza bocca, illazioni, battute grossolane hanno accompagnato quello che invece appare come un forte gesto di responsabilità nei confronti di entrambi. La preparazione al matrimonio come occasione per riappropriarsi della propria fede in modo adulto è un’opportunità straordinaria, magari per dare ragionevolezza e spessore a un cammino spesso vissuto come un dovere e messo in congelatore dopo la cresima.

E riguardo alle nuove forme di convivenza i giovani del web che dicono? «Non mi accontenterei della formula "Dico" – scrive Massimo su "Sposisubito" – innanzitutto perché dovrebbe essere immediatamente accompagnata dai "Doco", i doveri della convivenza, e poi perché sento che sposarmi nel Signore rende concreta la mia fede, mi permette dare un volto all’amore che ho per la mia ragazza. I diritti sono l’ultima cosa a cui penso, prima c’è un progetto da costruire insieme, una vita da condividere, dei sogni da realizzare in due». Forse Massimo non ci avrà fatto caso, ma nel Paese della pizza e del Colosseo parlare di doveri provoca sempre qualche reazione allergica, per questo nessuno osa nominare i "Doco" quando magari ce ne sarebbe un gran bisogno.

Sposarsi subito e sposarsi in chiesa? Si può, se si vuole. Lo dimostrano le storie di tante coppie che hanno vinto timori e ansie e hanno preferito un matrimonio sobrio e subito piuttosto che un matrimonio "tutto in regola" ma chissà quando. Alida, padovana, sposatasi a 23 anni ha preferito il subito: «Tutti mi dicevano "aspetta!" ma mi sono chiesta: perché perdere le mie energie migliori nell’attesa? Ho preferito condividerle con mio marito e con le mie figlie. Non riesco a pensarmi felice senza loro accanto, non lo sarei stata certo nel limbo alla ricerca del lavoro o della casa ideale». Isabella e Wanny hanno festeggiato il matrimonio sotto un tendone all’interno di un parco pubblico, affidando il servizio in tavola a una cooperativa sociale che offriva lavoro anche a persone con disagi. La festa è stata dignitosa e gradevole e i soldi risparmiati rispetto alla formula classica sono andati in beneficenza e nel mutuo per la casa. Ma rispetto a questo tipo di matrimonio c’è n’è di strada da fare, prima per convincere familiari e parenti che si tratta di una scelta voluta e sensata, poi per trovare chi fornisce i vari servizi. Se ci fosse più pressione sugli operatori del mercato e più concorrenza al ribasso forse avremmo qualche famiglia in più e magari il coraggio farebbe breccia in quei lunghi fidanzamenti che sembrano non risolversi più. Alcune province o regioni si stanno attrezzando per orientare operatori del commercio e servizi in favore della famiglia; chi si offre per dare una mano ai fidanzati?


responsabile del sito «Sposi subito»