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tentazioneNoi personalmente non siamo contrari ai toni chiari usati dall'Osservatore romano che, basta leggere bene il testo, non ha dato del terrorista a nessuno, ha parlato tuttavia di modalità terroristica. Questa modalità scorretta, offensiva e reiteratamente anti-clericale, di cui buona parte dei radicali sono l'espressione più pittoresca ed ottocentesca, può essere propria anche di quelli che terroristi non sono. Anche chi è civile a volte può compiere qualche gesto incivile; a volte responsabilmente, a volte perché trascinato dalla corrente ideologica. Ma le cose vanno chiamate per nome e l'Osservatore Romano lo ha fatto. E su questo, a differenza dei "cattolici adulti" e di qualche strascico apparentemente super partes di qualche sitarello, noi siamo d'accordo.
Una certa sinistra è talmente abituata ad usare un certo comportamento scorretto che lo nobilita chiamandolo satira, libertà di parola e di espressione. Uno stile che parte dal degrado che è diventata la festa del 1 Maggio al programma (pur interessante) di Serena Dandini, passando per Anno Zero. La vera Fatwa intollerante è proprio questa. Quella di una certa sinistra (e ripetiamo una certa sinistra) che è talmente vittima del proprio radicalismo e della propria ignorante approssimazione che va inevitabilmente all'estrema destra e si fa usare dai poteri forti (colorati di diritti civili e di avanguardia liberale) i quali, i soli, hanno i loro interessi veri nello screditare la Chiesa. Pur con le dovute riserve, dunque, proponiamo questo interessante articolo de Il Foglio.

Tratto da il Foglio del 5 maggio 2007.
Subito questo giornale ha espresso dissenso sul “tono asperrimo” dell’Osservatore romano nella polemica con Andrea Rivera, ricordando che la chiesa, rivendicando un luogo pubblico per le sue idee, deve abituarsi anche a scontare il pubblico dissenso.

Ieri è tornato a motivare più ampiamente queste idee, pungolato anche dalle osservazioni di Gianni Baget Bozzo. Ma al terzo giorno di insostenibile schiuma laicista, di un attacco alla chiesa che si sta gonfiando come una mongolfiera, con scritte a Palermo in cattedrale per mettere il Papa al rogo, è il momento di distinguere tra le parole e le cose. Le parole molto a vanvera – non fossero però intolleranti come pietre, o bossoli spediti in lettera anonima – e i fatti della realtà, stravolti con molta supponenza o peggio censurati con arte. Da parte soprattutto dei laicisti di sinistra, la sinistra tendenza democratica del partito di Repubblica, e più ancora quella della Cosa Rossa, che ha deciso di dare il suo primo segno di vita rispolverando le ottocentesche bandiere anticlericali. Parole spropositate. I parlamentari della Cosa Rossa, dai mussiani al Prc, da Grillini a Caruso, hanno scritto un documento in cui si giudica un “attacco spropositato” l’articolo dell’Osservatore, in quanto “le minacce e il terrorismo sono una cosa troppo seria per confonderle con le parole, sgradite o irriverenti che siano”. Al pari di Michele Serra, che ha definito “del tutto fuori misura le grida levatesi, ahimè, anche a sinistra, contro le poche e lecite frasi di critica pronunciate al concerto del Primo maggio”. Serra il “democratico”, indignato per le minacce a Cofferati e che non ritiene vi sia alcunché di minaccioso nell’aria per la chiesa, e anzi minimizza le minacce a monsignor Bagnasco. Su Repubblica, il self-made teologo Corrado Augias scrive: “Ricordare che i funerali negati a Welby fu (sic!) un gesto ‘politico’ che ha contraddetto la misericordia, significa citare un lampante fatto di cronaca”. Ma omettere che Welby fece la sua scelta in aperta sfida alla chiesa, non è forse una lampante mistificazione della cronaca? Augias accusa “il Papa regnante e alcune personalità a lui vicine” per una “martellante” serie di dichiarazioni “di contenuto a volte eversivo”. Eversivo? Augias dovrebbe sapere che eversivo vale terrorista, almeno nell’italiano corrente. Augias come Agnes? No, peggio. Perché per lui a essere “eversiva” è addirittura la Pontificia Accademia per la Vita che invita “a una coraggiosa obiezione di coscienza di tutti i credenti”, in nome di “un imprecisato diritto naturale”. Imprecisato? Verrebbe da misurare il tasso di terrorismo ideologico delle parole di Augias, sostenitore dell’eugenetica obbligatoria contro la chiesa “eversiva”.

Vescovi sotto scorta
Le cose come stanno. Di fronte a tanta falsificazione, a tanta licenza di insulto, c’è solo da ricordare la “lampante cronaca” che tanto piace ad Augias. La cronaca di un arcivescovo, presidente della Conferenza episcopale, costretto a girare sotto scorta, minacciato di morte per lettera e sui muri delle città. Non accadeva nemmeno ai vescovi della chiesa del silenzio, qualcosa di simile è successo solo nelle dittature sudamericane. Ma non c’è anticlericalismo in Italia, spiega la Cosa Rossa, rimuovendo il fatto che le scritte contro il Papa erano già apparse a Torino nel 2005. Quando anarchici e no global tirarono un petardo nella chiesa del Carmine, mentre fuori scrivevano “Nazi-Ratzinger” e pisciavano sui muri. Espressioni di laicità. Eppure, per Piero Sansonetti, è “alla corsa oscurantista e fondamentalista della chiesa” che “bisogna imporre un alt”.

La “nuova” sinistra. Ieri su Liberazione un Paolo Flores d’Arcais al limite del trattamento sanitario obbligatorio è riuscito a dire – “valga il vero” – che quella dell’Osservatore è “una fatwa indegna di un paese civile”. Sostenendo, alla lettera, l’equivalenza giuridica tra l’affermazione scritta su un giornale e una sentenza di diritto islamista. Pura follia ideologica, e proprio nel giorno in cui Liberazione, nella colonna a fianco, fatica a digerire che si possano ricordare i morti del terrorismo in Italia. Soprattutto perché qualcuno lo vorrebbe fare nella data del più importante omicidio politico della storia italiana, compiuto, guarda caso, dalle Br: l’uccisione di un uomo politico cattolico e amico personale del Papa. Riesce a dire queste enormità, Flores d’Arcais, proprio nei giorni in cui la rete dei centri sociali scrive sui muri “libertà per i compagni detenuti”, intendendo quelli arrestati (dallo stato laico, mica dalle guardie svizzere) come terroristi, emuli di assassini e progettatori di assassinii. Ma mentre a sinistra si ha il coraggio di difendere quella che, sarkozyanamente, verrebbe voglia di definire “la racaille” del partito degli assassini, per Flores il vero terrorista è il Vaticano, e chiede “il richiamo dell’ambasciatore”. Non stiamo scherzando, purtoppo. Non è solo differenza tra parole e cose, è differenza tra il vero e il falso. E’ questo “il grande partito laico” di cui ieri sull’Unità Carlo Flamigni rimpiangeva la scomparsa? Se il nuovo che avanza è questa schiuma intollerante, avranno pane per i loro denti.