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Da il Giornale. «Tutti devono pagare le tasse» perché «è un nostro dovere che va osservato secondo leggi giuste». Lo ha detto ieri il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone. C'è chi vi ha visto la benedizione della rivolta fiscale. C'è chi vi ha visto la benedizione del governo Prodi che di tasse se ne intende.



Non vogliamo partecipare al tiro della talare. Il cardinale, se lo vorrà fare, si spiegherà da solo. Vorremmo scrivere qualcosa su quello che ha detto Bertone facendo parlare qualche testo di teologi che si sono occupati di tasse e che, certamente, appartengono alla biblioteca del segretario di Stato. Dire che le tasse vanno pagate secondo leggi giuste vuol dire che il metro di misura per valutare se le tasse sono giuste o no non sono le leggi finanziarie ma un criterio di giustizia che non è nelle mani del governo. Insomma non è il governo che decide se le tasse da lui stesso imposte sono giuste o no.


E allora chi lo stabilisce? Se ne occuparono tra il 1350 e il 1500 filosofi e teologi appartenenti alla Scuola di Salamanca. Per loro il governo può legittimamente appropriarsi dei beni della gente sotto forma di tasse. Ma, stabilito questo, stabilirono anche quando una legge che impone le tasse possa dirsi giusta perché, come diceva sant'Agostino «quella che non è giusta non sembra affatto una legge». San Tommaso sosteneva che le leggi ingiuste impongono «pesi alla comunità in modo ineguale, sebbene in vista del bene comune». Proseguiva San Tommaso: «Atti simili sono atti di violenza piuttosto che leggi».

Secondo alcuni di questi salmaticensi (ad esempio Henrique de Villalobos, Pedro de Navarra, Juan de Mariana, Pedro Fernández de Navarrete, Domingo de Soto) per essere giusta una legge tributaria deve rispondere ad alcuni requisiti: ce n'è bisogno (c'è una necessità di nuove tasse)?, è opportuna (è il momento appropriato per imporla)?, la forma è quella giusta (le tasse imposte sono proporzionate)?, il livello è equo (sono moderate o eccessive)?

Sentite cosa scrive Villalobos: «I consiglieri del re debbono capire che le tasse indeboliscono le città e impoveriscono gli agricoltori in grave misura. È possibile vedere luoghi che ieri prosperavano e avevano molti abitanti giacere ora prostrati e incolti perché gli agricoltori non possono far fronte alle alte tasse». Sembrano parole scritte per la piccola e media impresa italiana o per le famiglie italiane dopo la cura Prodi-Visco. Secondo Pedro de Navarra, poi, quando le tasse sono tiranniche «in casi di estrema necessità il popolo non è, in coscienza, obbligato a pagare».


Prodi strigliò i parroci che non parlano nelle prediche dell'evasione fiscale. Si vantò con Visco di avere messo paura ai contribuenti italiani. Navarrete sosteneva che «il solo paese piacevole è quello in cui nessuno teme gli esattori». Certamente non l'Italia.